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La spia che salvò i grandi capolavori

La spia che salvò i grandi capolavori

La biografia di Rodolfo Siviero, agente segreto e partigiano

02 novembre 2013
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SASSARI. Rodolfo Siviero è stato lo Schindler dell’arte italiana: ha messo al sicuro incredibili capolavori. Come Simon Wiesenthal diede inizio, dopo la guerra, alla sua caccia ai nazisti, così Siviero si impegnò per riportare in patria i capolavori razziati dai tedeschi. A questa incredibile figura di storico dell’arte, spia e partigiano Francesca Bottai ha dedicato una biografia, nelle librerie in questi giorni: “Rodolfo Siviero. Avventure e recuperi del più grande agente segreto dell’arte” (Castelvecchi, 290 pagine, 22 euro).

Nato a Guardiastallo in provincia di Pisa nel 1911, Siviero aderisce con entusiasmo al fascismo come molti giovani della sua generazione. Nel 1937 viene incaricato dal Servizio Informazioni Militari di occuparsi dei contatti con l’intelligence nazista a Berlino, con la copertura di studioso d’arte. Sono gli anni in cui Hitler e la sua corte pretendono da Mussolini capolavori dai musei italiani e Saviero registra ogni movimento verso la Germania.

Dopo l’8 settembre le “donazioni” ai tedeschi diventano un vero e proprio saccheggio su larga scala. Siviero entra nella Resistenza. Viene arrestato e torturato dai repubblichini e salvato in extremis da alcuni ufficiali fascisti. Con i partigiani contrasta il saccheggio nazista, messo in atto da un organismo appositamente creato dai tedeschi per la spoliazione del patrimonio artistico italiano. Gli occupanti nazisti, oltre agli orrori verso la popolazione civile, si macchiano di tremende azioni contro i beni artistici italiani, che vengono ricostruite nel libro di Francesca Bottai. Per la prima volta l’autrice esplora il grandissimo archivio di Siviero, le sue carte pubbliche e personali. Avventurose e incredibili le imprese raccontate nel volume, intrighi e manovre con cui Siviero riesce a recuperare capolavori di inestimabile valore destinati a prendere la strada per il Brennero.

Dopo la guerra l’azione di Siviero non si ferma. Per quarant’anni si batte praticamente da solo perché opere come “L’Annuciazione” del Beato Angelico, la “Danae” di Tiziano o il “Discobolo” Lancellotti tornino a casa.

Ora Siviero riposa nella Cappella della Santissima Annunziata accanto a Benvenuto Cellini, Jacopo Sansovino e Pontorno, dietro una lapide senza iscrizione. (p.cu.)

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