La Nuova Sardegna

Piano paesaggistico, da Roma schiaffo a Cappellacci

di Pier Giorgio Pinna
Piano paesaggistico, da Roma schiaffo a Cappellacci

I Beni culturali: «La Regione ha anticipato i tempi, legittimità da valutare». Ennesimo strappo istituzionale, si profila un conflitto di attribuzioni

30 ottobre 2013
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INVIATO A ROMA. Sul Piano paesaggistico lo Stato lascia solo Cappellacci. A un tavolo di poker si direbbe anzi che presidenza del Consiglio e ministero dei Beni culturali hanno deciso di andare a "vedere" il suo bluff. Secondo esponenti politici ben introdotti in certi ambienti, da Palazzo Chigi potrebbe addirittura essere sollevato presto un conflitto di attribuzioni sulla delibera per il varo del Pps appena approvata dalla giunta. Il che equivarrebbe all'ennesimo scontro istituzionale.

Lo strappo Regione-Mibac. Nel frattempo, con una nota piuttosto secca, il Mibac conferma che il nuovo progetto è stato adottato con una decisione unilaterale. Senza cioè tenere conto dell'indispensabile copianificazione in materia di paesaggio attribuita dalla legge allo Stato. Di più: da fonti ministeriali si apprende che i ritardi contestati dal governatore alla direzione regionale per i Beni culturali non sono dovuti a lungaggini burocratiche o a inerzia amministrativa come da lui sostenuto: derivano invece dal più totale disaccordo su alcune delle proposte contenute nella riprogrammazione del Ppr voluta dalla Regione. Insomma, ce n'è quanto basta per scatenare una bufera politica. Indiscrezioni e note ufficiali, nella capitale, danno infatti slancio alle critiche delle opposizioni in consiglio regionale. Le quali, con in testa l'ex presidente Renato Soru, fin dall'annuncio dato qualche giorno fa a Sassari da Cappellacci avevano rilevato che "quella delibera non vale la carta su cui è stata scritta" proprio per la mancata partecipazione degli organismi statali alle procedure di riforma.

La nota del ministero. Significative, sotto questo profilo, le dichiarazioni rilasciate nel pomeriggio di ieri nel ministero guidato da Massimo Bray. «La direzione generale per il Paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee e la direzione regionale della Sardegna del ministero dei Beni, le attività culturali e il turismo – si tiene a puntualizzare con un comunicato stilato nel modo più formale – apprendono che, a fronte di un accordo procedimentale tra il Mibac e la Regione diretto all'elaborazione congiunta dell'adeguamento del Piano paesaggistico - lavoro in corso di proficuo svolgimento - la stessa Regione ha anticipato i tempi». «E ha così adottato preliminarmente in modo unilaterale la delibera senza il necessario accordo sui contenuti dello strumento di pianificazione – è scritto ancora nella nota – Ciò con ogni riserva da parte del ministero di valutare la legittimità delle decisioni assunte con questa deliberazione». E, dato che il veleno è sempre nella coda, appare particolarmente indicativa la conclusione, secondo la quale il Mibac sta già valutando «d'intraprendere le opportune azioni al riguardo». Nel caso del diritto, dove le regole sono sostanza, mai come in questo caso un fatto sembra chiaro: quello della giunta regionale è stato uno strappo perché si è voluto a tutti i costi varare in campagna elettorale un provvedimento che avrebbe dovuto essere frutto di un lavoro collegiale tra organi istituzionali e che invece è del tutto mancato. Con ovvie conseguenze politiche.

L’opposizione insorge. Silvio Lai, parlamentare e segretario regionale del Pd, dal Senato accusa: Cappellacci non può non sapere che il governo solleverà un conflitto di attribuzioni. E aggiunge: «I rischi che paventiamo da alcuni giorni si stanno manifestando tutti: attendiamo la lettura integrale dei documenti, ma già ora il nuovo Ppr sembra riproporre le sole ricette del Piano casa e, soprattutto, non eliminare i motivi dello stop dei Puc». «Uno stop – conclude Lai – scandaloso se si pensa che quello sassarese è depositato da oltre due anni senza una risposta. Basta leggere i motivi dei rilievi governativi sulle leggi del piano casa o delle zone umide per capire le ragioni per cui a Roma è assolutamente prevedibile l'impugnazione». Altrettanto critico il deputato del Pd Francesco Sanna, che segue l'intera partita dalla Camera: «In questo modo l'isola rischia, anche agli occhi degli operatori stranieri di diventare una terra di nessuno senza certezza del diritto». Come consigliere politico di Letta, riferendosi ai recenti contatti tra Palazzo Chigi e l'Emirato del Qatar a proposito degli investimenti in Costa Smeralda, Sanna aggiunge che la presidenza del Consiglio ha semplicemente ricordato l'esigenza di una "leale collaborazione" tra Mibac e Regione. «Ma se ora mi pare molto opportuna l'assunzione di responsabilità richiamata dal ministero per la propria parte nella copianificazione, non si può dire lo stesso per Cappellacci, che invece trascina la sua giunta in una politica di errori e getta la Sardegna in una strategia penalizzante per il suo futuro».

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