La Nuova Sardegna

Bue marino, ora è la grotta dei record

di Nino Muggianu
Bue marino, ora è la grotta dei record

Scoperto un canale tra due grandi anfratti, quando cadrà l’ultimo blocco sarà il sistema sotterraneo più grande d’Italia - FOTO

19 ottobre 2013
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DORGALI. La Grotta del bue marino è sempre più la grotta dei record. Nei giorni scorsi è stata fatta un’altra importante scoperta dagli speleosub sardi e della Repubblica Ceka, uniti da un lavoro comune che si protrae da molti anni: un tratto sommerso finora sconosciuto si è rivelato la chiave d’accesso a un immenso sistema carsico che corre sotto il Supramonte orientale, sviluppandosi attraverso i territori di Dorgali, Urzulei e Baunei. A unirlo alla Codula Ilune mancano adesso solamente 150 metri. E così, quando cadrà questo blocco, con oltre 70 km totali diventerà il sistema sotterraneo più lungo d’Italia.

«Finora le esplorazioni sono state caratterizzate da momenti esaltanti: quando iniziammo quest’avvenutura nel 1986 noi del Gruppo ricerche ambientali di Dorgali e del Gruppo speleologico sassarese, con il successivo aiuto dei ceki, la grotta aveva uno sviluppo “certificato” di appena 5 km – racconta il dorgalese Leo Fancello –. Oggi si è rivelato uno dei due più grandi estuari sotterranei del Mediterraneo, con tre fiumi che confluiscono nell’ampio portale d’ingresso per poi unirsi alle acque del Golfo di Orosei».

Tra i protagonisti della ricerca, il sassarese Roberto Loru. «La nuova cavità scende per 35 metri nel sottosuolo: dopo un percorso tortuoso in piccole gallerie sabbiose, ci si deve immergere nel torrente sotterraneo che proviene dalla Codula Ilune- riferisce lui stesso – Inizia così una lunga sequenza di esplorazioni in gallerie per gran parte sommerse. Ma solo da poco abbiamo raggiunto l’obiettivo».

«Nello scorso fine settimana», rivelano i due speleosub, «abbiamo organizzato con gli amici ceki guidati da Daniel Hutnan due concomitanti immersioni in parti inesplorate mentre un'altra squadra tentava d’individuare in superficie con un georadar la posizione delle gallerie percorse dagli altri compagni». «Ed è stata davvero grande la gioia quando gli esploratori che si sono immersi nella Grotta del bue marino sono riemersi sul versante di Su Molente», ammettono gli specialisti. Che adesso vogliono concentrarsi sul nuovo tratto di congiunzione fra i due sistemi.

Così tra breve riprenderanno le esplorazioni nelle parti a valle della grotta Su Molente, in direzione della risorgenza di Cala Luna, il cui collegamento è stato accertato tramite l’immissione di coloranti nel fiume sotterraneo. «Perché – dicono – la potenzialità di tutto il complesso carsico del Supramonte orientale è ben oltre gli 80 km di sviluppo». «E quei 150 metri, benchè lontani e difficili da raggiungere, sono alla nostra portata», conclude infatti Leo Fancello, fiducioso nelle chance delle squadre che fin qui hanno aperto nuovi orizzonti nella ricerca sotterranea delle meravigliose cavità naturali in questa parte dell’isola.

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