La Nuova Sardegna

I cinesi alla scoperta delle cantine sarde: si parte da Santadi

di Enrico Cambedda
I cinesi alla scoperta delle cantine sarde: si parte da Santadi

Una delegazione ospite del Consorzio del Carignano Barrua e Montessu commercializzati insieme al Sassicaia

22 settembre 2013
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SANTADI. Per i cinesi il cin cin non è un brindisi ma un doppio bacio. Ieri nella Cantina sociale di Santadi i brindisi col Carignano del Sulcis sono stati numerosi. Anche i baci virtuali nei confronti di un territorio straordinario che ha entusiasmato i rappresentanti del paese più popoloso del mondo, un mercato potenzialmente infinito.

Sono arrivati in delegazione giornalisti e importatori di vino per scoprire i tesori del Sulcis: non soltanto enologici, naturalmente. Anche gastronomia, cultura, arte sono un territorio tutto da esplorare. Sarà una settimana di full immersion per degustare i vini più prestigiosi che cinque cantine sulcitane producono secondo le tecniche più moderne e con parametri di qualità elevatissimi.

Prima tappa Santadi e la sua prestigiosa Cantina sociale. Una visita agli impianti per ricavare emozioni, notizie ed informazioni utili a potenziare la diffusione in Cina dei vini Made in Sulcis.

«Conoscerete il nostro territorio – ha detto Antonello Pilloni, presidente del Consorzio del Carignano del Sulcis –, il lavoro dei vignaioli, la nostra storia e le tradizioni. Oggi non stiamo valorizzando solo i nostri vini ma una cultura millenaria».

Il vino Carignano è l’ambasciatore di una cultura antica e ambisce a diventare il volano di una nuova economia che punta sull’agricoltura, il turismo e l’ambiente per dare nuove speranze alla provincia più povera d’Italia.

«Stiamo puntando sull’export perché è l’unico modo per superare la crisi – dice Lino Cani, direttore commerciale della Cantina di Santadi – il Centro Europa, l’area occidentale degli Stati Uniti ed ora la Cina sono mercati molto ricettivi verso i quali possiamo esportare i nostri migliori vini».

È tempo di vendemmia e l’annata a Santadi si preannuncia ottima: maggiore quantità e qualità straordinaria. «Il mercato estero è sempre più ricettivo e il gap fra i vini italiani e quelli francesi è ormai scomparso. Vendiamo bene perché i nostri sono prodotti di qualità – conferma Raffaele de Matteis, della Cantina Sardus Pater di Sant’Antioco –. Abbiamo quattro prestigiose etichette che hanno ricevuto il riconoscimento come vini fra i migliori d’Italia».

In Cina il consumo del vino è recente, non più di dieci anni. Si punta sui prodotti medio alti: «Sino a qualche anno fa erano i vini francesi a farla da padroni – spiega , un importatore di Pechino – oggi il prodotto italiano si sta imponendo sempre di più. Ci sono stati molti eventi in Cina per far conoscere il Carignano.

Un’altra notizia è che il Sassicaia, che risulta «il vino più conosciuto al mondo», e i rinomati sardi Barrua e Montessu ora viaggiano insieme in groupage: hanno cioè gli stessi importatori e venditori. Lo sottolinea con soddisfazione il vice presidente e amministratore delegato dell'Agricola Punica, Antonello Pilloni: «Il Barrua, che negli Usa è paragonato a un grande tenore italiano, è un vino fortunato – ha detto Pilloni – di un'azienda che in appena undici anni di attività si è rilevata un investimento indovinato. Alla base del successo internazionale, e in particolare con le enoappassionate, l'indovinato blend scelto dall’enologo Tachis tra le uve Carignano e i vitigni internazionali coltivati nel Sulcis.

Il progetto Cina, intanto, si chiude con questa visita. Si guarda ad Oriente. Il 30 ottobre un nuovo appuntamento, questa volta in Giappone, a Tokio.

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