La Nuova Sardegna

Moviementu, il cinema sardo scende sul piede di guerra

di Sabrina Zedda
Moviementu, il cinema sardo scende sul piede di guerra

Ieri a Cagliari da registi e operatori un duro atto di accusa contro la Regione

14 settembre 2013
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CAGLIARI. Dov’è la politica per il cinema in Sardegna? E, soprattutto, ha voglia di occuparsi di registi e maestranze capaci con il loro lavoro di fare incetta di premi e riconoscimenti in Italia e all’estero? Se sì deve farsi sentire rendendo più agile la legge sul cinema del 2006 e mettendo in grado la Film commission regionale di essere davvero operativa.

E’ questa la sintesi delle richieste di Moviementu, la rete nata all’inizio dell’estate, ma ufficialmente costituita in queste settimane, che mette insieme registi, filmmaker, macchinisti, sceneggiatori e tutti gli operatori del cinema in Sardegna, che si battono perché le istituzioni (la Regione in primis) riconoscano la settima arte come una fonte di sviluppo per il territorio. E soprattutto la riconoscano, come si legge sulle magliette a sfondo nero che ora distinguono il movimento, come "un’industria sostenibile".

Negli spazi della Cineteca Sarda, ieri erano decine gli iscritti al movimento che non sono voluti mancare alla sua presentazione ufficiale: c’erano i registi Giovanni Columbu, Sergio Naitza, Enrico Pau, Enrico Pitizianti, Peter Marcias, ma c’erano anche produttori come Daniele Maggioni e tantissime maestranze. Un esercito che basterebbe in Sardegna a formare due troupe, ma che si trova invece troppo spesso costretto a lavorare a singhiozzo e con pochi soldi.

«Che cosa ancora dobbiamo dimostrare alle istituzioni perché siano attente ai nostri bisogni?», è stato lo sfogo di Enrico Pau. Uno sfogo, ha proseguito, contro un problema che «non è politico, perché non è né di destra né di sinistra visto che siamo anni in questa situazione». E se a volerla prendere con ironia basta un filmato per dare l’idea della situazione (dura pochi secondi e s’interrompe bruscamente perché, si legge sul video, «i fondi erano quelli che erano») è Luca Melis, del consiglio direttivo di Moviementu a ricostruire, anno dopo anno, l’intera vicenda: quella di una legge sul cinema che dal 2009 a oggi ha visto scemare drasticamente i contributi, passando dai quasi quattro milioni iniziali ai 750 mila del 2012. Soldi da cui, tra l’altro, negli ultimi due bandi erano esclusi i lungometraggi.

Ma il problema, ha sottolineato il presidente di Moviementu, il regista Marco Antonio Pani, non è solo la scarsa lungimiranza nell’investire in un’attività capace di riportare indietro sei volte il capitale investito: la Regione è vergognosamente indietro anche nell’utilizzo delle risorse europee. «La Sardegna non ha partecipato ad alcun bando riguardante il finanziamento dell’audiovisivo per gli anni 2007- 2013 la Sardegna – ha sottolineato ancora Luca Melis –. La Sicilia, invece, ha ottenuto contributi per 60 milioni, la Puglia per 40 milioni e la Basilicata per 20 milioni». Il prossimo salvagente l’Unione europea lo lancerà nel 2014: «Non facciamoci trovare impreparati», è l’appello alla Regione di Movimentu. Che chiede anche una Film commission che non sia «un carrozzone, come lo è stata sinora, ma abbia invece gli strumenti e il personale adeguato a lavorare bene». Perché di cinema la Sardegna può vivere. Lo testimonia Carlo Dessì, presidente del Sardinia film festival: «A giugno, per il festival, abbiamo occupato 100 stanze. Quel numero si è quadruplicato perché molti ospiti sono rimasti per scoprire il territorio».

Martedì Movimentu incontrerà l’assessore alla cultura Sergio Milia: la speranza è riuscire a partire.

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