La Nuova Sardegna

Caro traghetti: l’Antitrust multa gli armatori

di Luca Rojch
Caro traghetti: l’Antitrust multa gli armatori

Sanzioni per 8 milioni di euro a quattro compagnie che collegano la Sardegna alla penisola. Tra il 2010 e il 2011 l’accordo per applicare aumenti superiori al 65 per cento

15 giugno 2013
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OLBIA. Un siluro dell’Antitrust affonda le sorelle dei mari. Le grandi compagnie sono state multate dalla Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha staccato un verbalone da 8 milioni di euro. Sono accusate di avere messo in piedi una intesa che ha portato a un contemporaneo rialzo delle tariffe. Ma forse nell’isola in tanti non avevano bisogno dell’Autorità per scoprire che viaggiare in traghetto era diventato roba da ricchi. Il boom delle tariffe ha fatto estinguere i turisti italiani e lasciato a terra le merci di un’isola che non produce più.

L’atto di accusa. La decisione dell’Antitrust è solo una conferma. I giganti colano a picco non solo per gli 8 milioni di euro di multa, ma per un documento di 57 pagine che è una sorta di atto di accusa nei confronti dei grandi armatori. Per l’Autorità non ci sono dubbi. Le compagnie che uniscono la Sardegna e la penisola hanno fatto un accordo per tirare su insieme i prezzi dei biglietti. Al termine dell’istruttoria si legge, «è stato accertato un parallelismo di condotte, nella stagione estiva 2011, da parte di Moby, Gnv e Snav, che hanno applicato incrementi dei prezzi superiori al 65%, con punte dell’80%. Negli anni precedenti le società avevano seguito strategie orientate alla concorrenza».

Le compagnie multate. L’Antitrust ha navigato con agilità tra le società e le holding che controllano le compagnie del mare. Alla fine dell’indagine ha multato la Moby, che dovrà pagare 5,4 milioni di euro. Per la Grandi Navi veloci la sanzione è di 2,3 milioni di euro. La Snav per 230mila euro. E la Marinvest per 43mila euro. Ma il garante si è avventurato anche nei vortici delle quote azionarie. La Moby è timonata dall’armatore Vincenzo Onorato e nel 2011 ha fatturato 285 milioni di euro. La Gnv, 365 milioni di euro di fatturato nel 2011, è una società controllata in parte dalla Investitori associati, un fondo che ha interessi in molti settori, dalla chimica all’abbigliamento, e in parte da Marinvest. Ma la Marinvest è la holding che controlla anche la Msc Crociere e la Snav. Il fatturato del 2011 di Snav è di 86 milioni di euro. L’unica società che è uscita indenne dall’indagine dell’Antitrust e ha evitato la megamulta è la Forship, fatturato nel 2011 da 176 milioni di euro, una società controllata dalla holding francese Lota maritime. Da noi è conosciuta come Sardinia Ferries. A salvare la Forship e la sua posizione minoritaria di mercato è il fatto che, secondo l’Antitrust sarebbe un follower, qui twitter aiuta, cioè un’azienda che avrebbe solo in seguito adeguato le proprie politiche tariffarie a quelle degli altri.

L’indagine. L’Antitrust costruisce un impianto accusatorio preciso. L’indagine inizia l’11 maggio del 2011 dopo una serie infinita di segnalazioni arrivate alla Autorità da privati, associazioni di consumatori, Regione Sardegna e Regione Sicilia. Si analizza l’evoluzione del mercato delle rotte dal 2009 al 2011. L’Autorità prende come riferimento il ricavo medio unitario del passeggero. E scopre che in un anno il prezzo è aumentato del 42% sulla Civitavecchia-Olbia, da 35 a 49 euro. Del 42% sulla Genova-Porto Torres, da 57 a 81 euro. Del 50% sulla Genova-Olbia, da 65 euro a 98. Del 75% sulla Livorno–Olbia, da 33 euro a 57. Ma l’Autority si spinge oltre. «A fronte di una consistente riduzione del numero di passeggeri trasportati – riporta il documento –, i ricavi dal traffico realizzati presentano un andamento opposto. Sono cresciuti sia nella stagione estiva 2010, sia, in misura maggiore, in quella 2011. In particolare, già nel 2010 i ricavi complessivi erano cresciuti di circa 2,8 milioni di euro». Il boom nell’estate 2011. «I ricavi sono pari a circa 4,3 milioni di euro sulla Civitavecchia-Olbia, più 9% a fronte di un meno 23% di passeggeri, a circa 5 milioni di euro sulla Genova-Porto Torres, più 15% a fronte di un meno 19% di passeggeri, a 15,3 milioni di euro sulla Livorno-Olbia, più 34% a fronte di un meno 23% di passeggeri, e a 1,8 milioni di euro sulla Genova-Olbia, più 4%, a fronte di un meno 30% di passeggeri».

Insieme nella Cin. L’antitrust avrebbe anche trovato una data dell’inizio dell’accordo. Nella seconda metà del 2010 Moby, Gnv e Snav fanno tutti parte della Cin, la società che vuole comprare la Tirrenia. Secondo la tesi dell’Autorità in questa fase sarebbero avvenuti i contatti.

La difesa. Le compagnie respingono le accuse dell’Antitrust e sostengono di avere aumentato i prezzi nel 2011 in modo disomogeneo e differente. Il prezzo del carburante era cresciuto del 40 per cento, era passato da 354 euro a tonnellata del 2009 a 616 euro del 2011. E sostengono che l’abbassamento del prezzo dei biglietti non avrebbe creato ulteriore domanda. I rincari servivano ai giganti del mare per ripianare il buco del 2010. La Moby aveva perdite per 20 milioni di euro, la Gnv per 54 milioni. Ma per l’Antitrust «il parallelismo nell’aumento dei prezzi non è giustificabile in altro modo se non con la concertazione. Né la trasparenza delle tariffe, che caratterizza il settore, né il caro carburante, che avrebbe potuto comportare un aumento dei prezzi ma in misura inferiore, né le perdite di bilancio degli operatori giustificano un aumento dei prezzi tanto simultaneo e significativo».

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