La Nuova Sardegna

Arborea alla Saras: «Non vi vogliamo»

di Giampaolo Meloni
Arborea alla Saras: «Non vi vogliamo»

Trivellazioni per il gas, confronto tra azienda e popolazione

31 maggio 2013
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INVIATO AD ARBOREA. Oltre cento trattori fanno ala sulla strada che s’inoltra all’Horse Country. Accanto alle macchine giganti degli agricoltori sventolano bandiere della associazioni di categoria, di gruppi e comitati che non sono voluti mancare all’appuntamento per dire “No al Progetto Eleonora”, il piano della Saras per la ricerca di gas naturale nelle profondità di questi terreni trasformati in campi fertili dalla bonifica degli anni Venti e Trenta. Tra le stalle piene di vacche e vitelli, reddito primario della comunità, ogni slargo è occupato dai camion dell’Arborea-TreA, l’azienda simbolo di questa piana. Nella grande sala del resort più di mille persone, gran parte con maglietta verde e scritta stampigliata sul petto con la posizione netta di un’intera popolazione. Fischietti e bandierine bianche con un grande “No” fanno scenografia e colonna sonora al tema scandito fin dall’esordio alla riunione, alle 11: “Non vi vogliamo”.

L’evento. Arborea ha deciso di partecipare in massa al confronto pubblico previsto dalla procedura regionale per la Valutazione di impatto ambientale (Via) del Progetto Eleonora della Saras che vuole realizzare un pozzo esplorativo nelle campagne del paese. «Un evento unico in Sardegna – ha ammesso il direttore del Servizio regionale Sostenibilità Ambientale e valutazione impatti (Savi), Gianluca Cocco, aprendo i lavori poco dopo le 11.30 –:questo è il posto giusto, deputato, per presentare le osservazioni al Progetto». Da quel momento scatta l’orologio, che si fermerà all’incirca alle 21, senza un minuto di sosta. Anche la pausa pranzo è stata gestita dal Comitato del No, con una valanga di panini al formaggio e con fettina, più bottiglietta di minerale, per rinfrancare i presenti ma anche per marcare meglio il signifiato di giornata della natura e dell’ambiente, segnalata anche dalla partecipazione degli scolari, protagonisti di animazione ecologica e culturale nei prati inglesi accanto alle piscine. La parola alla Saras per la presentazione del progetto. Ma la folla interpreta il ruolo del protagonista. Il confronto comincia solo dopo la mediazione lanciata al microfono da Paolo Piras, portavoce del Comitato: «Lasciamoli parlare, poi gli diremo chiaramente che non li vogliamo e non ce ne andremo da qui fino a quando non avranno risposto a tutte le nostre domande».

L’esplorazione. Il direttore di produzione della Saras, Giuseppe Citterio, ribadisce la stima di una produzione di 150milioni di metri cubi all’anno dalle sacche metanifere dell’Arborense. Giulio Casula, geologo, padre del progetto, spiega: «Abbiamo individuato 5 giacimenti potenziali con 3 miliardi di metri cubi di metano possibili». La ricerca si dovrebbe realizzare attraverso un pozzo esplorativo profondo 2850 metri, inclinato su una lunghezza complessiva di 3100 metri. Se venisse autorizzata anche la seconda fase, ossia l’estrazione, l’attività si estenderebbe su vent’anni. Saras offre garanzie su tutti i fronti: sicurezza tecnica, controllo delle falde, certezze di salubrità ambientale, niente rumori, scongiurati i fenomeni di subsidenza (movimenti del terreno per effetto dello svuotamento). Soprattutto nessuna fuga o emissione di acido solfidrico. Ma ogni voce di questo elenco è accolta dall’irruzione dei fischietti e boati di disapprovazione. La popolazione di Arborea non crede alla Saras.

La Regione. Affiora lo scenario politico delle responsabilità. Il sindaco Pier Francesco Garau spiega così il no: «Su quest’area la Regione ha speso centinaia di milioni per sostenere questa vocazione agroalimentare e zootecnica. Ora ci chiediamo quale sia il disegno secondario della Regione». L’assessore dell’Industria Antonello Liori segue una parte dell’assemblea, manda giù un panino e non gli resta tempo di dare risposte quando gli si chiede un commento. Va via. Ma la ferita resta aperta. Poteva andare diversamente? «Sì – risponde l’assessore dell’Ambiente della Provincia di Oristano Emanuele Cera –, se solo avessimo detto “no” nel 2006, quando Saras iniziò lo studio del sottosuolo: ma non siamo stati capaci».

L’energia. Le aziende agiscono sul mercato, le popolazioni si ribellano, qui come in tutte le zone dell’isola interessate al fotovoltaico, all’eolico, alla geotermia. Uno scenario senza regole certe che alimenta un grande equivoco, dove tutti hanno ragione e tutti torto. Il punto è, accusa ancora Cera, « che manca una politica energetica regionale chiara». Da qui l’invocazione che a guidare le scelte deve essere la Regione e non la Saras.

La storia. Dalle paludi alle fragole, dalle zanzare alle mozzarelle d’esportazione. La storia di Arborea è radicata sul valore della terra. In superficie. Anche quella della Saras, a dire il vero, anche se l’azienda dei Moratti ricava benefici dal sottosuolo. La differenza, oggi, sta nel fatto che le due attività non sono compatibili per i cittadini e lo sono per l’azienda. Le tante obiezioni non convincono la Saras: «Mi aspettavo un confronto così sentito e informato. Hanno approfondito i problemi e questo è uno stimolo per tutti – commenta in conclusione Giulio Casula –. Certo, c’è una differenza di fondo ed è difficile comunicare, i temi tecnici sono difficili. Noi non abbiamo intenzione di danneggiare un’area di pregio». L’investimento è consistente: il pozzo costa 8 milioni. «Credo che i sardi non debbano abdicare alla ricerca delle risorse. La subalternità dipende dalla mancanza di risorse».

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