La Nuova Sardegna

Galsi, gli algerini rinviano ogni decisione al 2014

di Giuseppe Centore

Nuovo stop di Sonatrach, maggiore azionista della società del gasdotto Pesano il calo dei consumi e la priorità data dall’Italia al progetto Southstream

29 maggio 2013
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CAGLIARI. La frase è stata buttata per caso, all’interno di un discorso sulle prospettive della sua società nei prossimi mesi, ma per l’isola quelle parole potrebbero avere un impatto notevole, e segnare la fine del progetto Galsi, il gasdotto Algeria-Sardegna-Italia.

Il presidente e amministratore delegato di Sonatrach, l’ente algerino che si occupa di sfruttare le risorse energetiche del paese, Abdelhamid Zerguine, parlando con uno dei più autorevoli quotidiani del nord-Africa, l’El Watan, ha dichiarato che «la decisione per il Galsi è rinviata al prossimo anno»; questa volta la causa sarebbe il calo della domanda di gas naturale nel nostro paese. È la terza volta che Sonatrach (socio di maggioranza della società Galsi con il 41 per cento delle azioni, seguito da Edison, 20, Enel, 15, Sfirs, 11, ed Hera, 10 per cento) rinvia la scelta sul gasdotto; era già accaduto lo scorso anno e poi ai primi mesi del 2013. Allora le giustificazioni erano ragioni finanziarie e tecniche, adesso si parla di motivi economici, come il calo della domanda interna. In realtà nelle ultime settimane su Sonatrach e non solo sono cadute molte tegole giudiziarie; ad aprile è stato arrestato per corruzione il presidente in carica sino a 10 anni fa, e in una complessa indagine avviata dalla Procura di Milano sono indagati per corruzione internazionale in Algeria anche i vertici di Saipem e lo stesso ad di Eni Scaroni. Tutto ciò non riguarda direttamente il Galsi, ma rende oggettivamente più farraginosi i rapporti tra l’ente di stato Algerino e l’Italia. Ci sono però altri tre elementi che rendono ormai vicino il de profundis per il progetto.

Calo dei consumi. La crisi ha un impatto immediato ed evidente sui consumi dei prodotti energetici, petrolio e gas in primo luogo. Per il gas, lo stesso ad di Snam, Carlo Malacarne, nella presentazione agli analisti dei piani della società per il prossimo triennio, indica nel 2013 un calo dei consumi di gas del 2,5 per cento, che si somma a quella dello scorso anno. «Una inversione di tendenza ci sarà solo nel 2017 quando la sovracapacità ci obbligherà a a vendere gas verso il nord Europa». Date queste premesse lo stallo nella costruzione di una importante infrastruttura dal costo finale di 3 miliardi è automatico.

Le alternative. Il Galsi, nonostante le dichiarazioni ufficiali non è in cima alla lista delle priorità energetiche del nostro paese (da questo punto di vista la Sardegna gioca il ruolo di formica in uno scenario occupato da giganti). La vera priorità si chiama “Southstream” ed è un gasdotto che dalla Russia attraversa il Mar Nero sino alla Bulgaria per poi dividersi in due tronconi, che terminano a Brindisi e al confine italo-sloveno. Non si tratta di un progetto futuristico. I lavori termineranno entro il 2015 e subito dopo il gas russo entrerà in rete, garantendo un regolare flusso verso il nostro paese. Su questo progetto si sono spesi Putin e tutti i nostri presidenti del Consiglio degli ultimi anni, da Prodi a Monti, e per i tempi di queste opere gigantesche si può dire che il gasdotto è veramente a un passo dal suo completamento.

L’Eni. C’è poi un terzo attore che proprio in queste ore ha reso meno utile il progetto del Galsi, ed è l’Eni. È di ieri la notizia che l’ente energetico ha rinegoziato i vecchi contratti con Sonatrach per la fornitura di gas per quest’anno e l’anno prossimo. La rinegoziazione ha comportato, sempre nell’ottica della evidente contrazione dei consumi, una riduzione dei volumi destinati all’Italia. In questa maniera anche Sonatrach si sente garantita sul fronte italiano, e non deve cercare nuove e diverse vie di conferimento del suo metano. Per il futuro l’accordo commerciale con la Russia la rende sicura sul mercato europeo, come se non bastasse a breve assalito dagli americani, pronti a vendere anche da noi il loro shale-gas.

Le contromosse. Purtroppo chi le deve prendere non può e chi le può assumere non vuole, l’alternativa al gasdotto potrebbe essere, dopo aver completato la rete sarda, la realizzazione di un rigassificatore, alimentato da navi metaniere. Oggi il nostro paese ha un solo rigassificatore, a La Spezia, mentre quelli di Rovigo e Livorno sono solo approvati e quello di Brindisi è fermo. Si è parlato di Fiume Santo, in termini però generici. Se tutto andrà bene ci vorranno 10 anni per vederlo; per allora il Galsi sarà già dimenticato.

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