La Nuova Sardegna

L’amore infelice di Francesca e Silvestro

di Salvatore Tola
L’amore infelice di Francesca e Silvestro

“Sardegna amori e battaglie”: il nuovo volume

19 aprile 2013
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Nello scrivere il romanzo «Gli Anchita e i Brundanu» Gavino Cossu (1844-1890) aveva dato vita a un quadro narrativo ampio e complesso. Il primo volume dell’opera è uscito la settimana scorsa nella collana «Sardegna. Amori e battaglie» edita dalla «Nuova». Il secondo volume, che da domani sarà in distribuzione a soli 5,90 euro più il costo del giornale, vede la scena spostarsi a Cuglieri, dove si è rifugiata, in una proprietà di campagna, Francesca Zatrillas, che è la giovane e bella vedova del Castelvì, in compagnia del suo amante, Silvestro Aymerich.

I due si sono allontanati da Cagliari perché, secondo Cossu, sono stati i mandanti dell’omicidio del nobiluomo. Lo scrittore propende decisamente per questa versione della vicenda, mentre secondo un’altra era stato invece il viceré a farlo uccidere perché stava assumendo un atteggiamento polemico nei confronti del dominio spagnolo.

Per dare al lettore un orientamento all’interno di questo intricato groviglio di vicende private e pubbliche viene portata in primo piano la Zatrillas. Il suo malessere ha avuto origine dal matrimonio, perché i genitori l’hanno costretta a unirsi giovanissima a un uomo già avanti negli anni, mentre era innamorata dell’Aymerich. Rimasta a Cagliari mentre il marito è andato in missione in Spagna, ha incontrato la vecchia fiamma e sono divenuti amanti.

Il romanzo si apre a una descrizione dettagliata dei villino di campagna dove i due si sono trasferiti. Si distingue sin dall’ingresso, con un cancello delimitato da «due enormi monoliti di granito rosso» sormontati da «due leoni di marmo che sostenevano lo scudo d’arme dei signori del luogo»; seguiva un «largo viale» delimitato da «folti alberi di pino», e «fra una pianta e l’altra erano collocate delle graziose statue rappresentanti le principali divinità dell’olimpo greco».

In questo esilio dorato i due amanti sono in stretto contatto con un religioso, che lo scrittore descrive manifestando lo spirito anticlericale che serpeggia qua e là per le pagine: il padre Salaris era «uno di quei frati astuti i quali, secondo l’uso di quei tempi, sapevano destramente introdursi nelle case dei grandi, vi si abbarbicavano dentro e dominavano talvolta i padroni». Egli è pronto a unire in matrimonio i due amanti, ma l’Aymerich è preso da scrupoli perché ne verrebbe la conferma della loro colpevolezza nell’assassinio del marchese. Di tutt’altro parere la Zatrillas, decisa a procedere e invelenita contro uno zio, il marchese di Cea, che le propone piuttosto un matrimonio di convenienza con un nobile vicino al potere vicereale: «Potrebbe benissimo occuparsi dei fatti propri, questo vecchio scimunito, e cessare una volta per tutte d’impicciarsi dei fatti miei». E il matrimonio si farà. Nel frattempo è in arrivo il nuovo viceré, deciso a catturare e punire i colpevoli dei due assassinii e coloro che pensano di opporsi al predominio spagnolo. Il suo agente è un poco di buono, Giacomo Alivesi: sarà lui a creare un nuovo «aggancio» con i personaggi di Sedini, perché convincerà la fazione dei Brundanu a collaborare nell’opera di repressione.

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