La Nuova Sardegna

Addio Vinyls, impianti da rottamare

di Gianni Bazzoni
Addio Vinyls, impianti da rottamare

Porto Torres: con i soldi ricavati dalla vendita dei macchinari saranno pagati gli stipendi arretrati agli operai

06 dicembre 2012
4 MINUTI DI LETTURA





PORTO TORRES. Si apre uno spiraglio per far avere qualche soldo a Natale ai lavoratori della Vinyls. Nei giorni scorsi c’è stato, in stabilimento, l’incontro tra i commissari straordinari, le organizzazioni sindacali e una delegazione di operai per fissare un crono-programma delle cose da fare. La prima riguarda lo svuotamento delle linee che contengono dicloroetano, la sostanza chimica che sarà acquistata dall’Eni (operazione sulla quale esiste già l’intesa) e consentirà di fare entrare in cassa poco più di 200mila euro. Serviranno per pagare la quattordicesima e una delle mensilità scadute. L’attività potrebbe richiedere una quindicina di giorni. La seconda è relativa, invece, al bando per procedere allo smontaggio degli impianti sul quale c’è già il via libera anche da parte del Ministero (l’entrata prevista è di circa 2milioni di euro). Si tratta di una iniziativa che - oltre a coinvolgere parte delle maestranze nell’intervento di smantellamento - consente di mettere insieme risorse finanziarie importanti e utili per saldare le altre spettanze arretrate. Dopo il dicloroetano, una volta avviate, le procedure permetteranno di andare avanti con le bonifiche e sistemare anche il settore del vcm.

La Vinyls, dunque, è prigioniera di se stessa e da quello che si riuscirà a fare in queste settimane dipende anche il futuro dei lavoratori. Chiuso (con un insuccesso) il capitolo relativo a un possibile salvataggio, l’unica possibilità che resta per il reinserimento delle maestranze nel ciclo produttivo è legato al progetto della chimica verde appena avviato. Si tratta, al momento, di una buona intenzione, sulla quale non sono emerse posizioni contrarie. Anche se tutti sanno che non sarà facile e, soprattutto, manca la certezza sui tempi di attuazione. C’è - è vero - una disponibilità di massima da parte dell’Eni a valutare l’attuazione del percorso nell’ambito di Matrìca.

In questo momento, l’attenzione dei lavoratori è rivolta al recupero delle mensilità arretrate. Una vertenza incerta che potrebbe risolversi con qualche segnale positivo solo grazie al fatto che il fallimento della Vinyls è stato fatto scivolare alla fine dell’anno.

È una corsa contro il tempo. E con pochissimo potere contrattuale da parte dei lavoratori che - in assenza di prospettive - non hanno potuto fare altro che accettare l’accordo e agevolare lo svuotamento del Dicloroetano che diventa prodotto di scambio. I commissari, tra l’altro, sulla scorta delle intese raggiunte (per la cessione di materie prime e con il bando per lo smontaggio degli impianti, che dovrebbero andare a una società americana) dovrebbero avere stabilito contatti con gli istituti di credito per ottenere delle anticipazioni e ridurre, possibilmente, i tempi per l’erogazione di alcune mensilità maturate dagli operai.

Certo, dopo la grande illusione, è una fine ingloriosa. Se davvero si doveva arrivare a vendere le materie prime stoccate e alla demolizione degli impianti, la partita si poteva chiudere parecchi mesi fa. L’obiettivo, però, era reinserire l’azienda sul mercato - considerata anche la qualità del pvc prodotto - e trovare degli acquirenti pronti a rilanciare l’impianto in una dimensione mondiale. Le occasioni non sono mancate, dagli arabi ai brasiliani, società strane che sono comparse sulla scena e hanno fatto perdere un sacco di tempo senza mai portare risultati. È rimasto il mistero del perché una attività come quella della Vinyls sia stata colpevolmente affondata, considerato che il mercato del pvc continua a essere particolarmente appetibile. Dopo le beffe, alcune persino autenticate dal governo Berlusconi - con tanto di ministri che sono arrivati sino a Porto Torres per raccontare che ormai era tutto a posto, con l’appoggio della giunta regionale -, resta ora la disperazione dei lavoratori. Molti di loro, oggi, quando ripensano alle ultime fasi, alla fantomatica impresa brasiliana che avrebbe dovuto acquistare la Vinyls di Porto Torres, riescono persino a sorridere. «Come è possibile che qualcuno ci abbia creduto? Nessuno ha mai voluto davvero acquistare la fabbrica, è come prendere un’auto usata che non funziona». Negli ultimi tre anni, solo illusioni, una notevole visibilità mediatica e zero risultati. Loro ci sono sempre stati, anche quelli senza alcuna tutela, come gli operai di Eurocoop e Tecnicoop, le cooperative legate al ciclo della Vinyls, quando c’è stato da manifestare in piazza per il lavoro e lo sviluppo. Dalla torre aragonese all’Asinara, battezzata «isola dei cassintegrati», sul tetto della Provincia, in cima alla torcia del vcm a 110 metri d’altezza. Sempre fieri, con il coraggio e la dignità di chi ha lottato per difendere il diritto al lavoro. Cosa fanno oggi che le telecamere si sono spente? Antonello Pinna (ex Eurocoop), nei giorni scorsi ha detto: «Per noi non è cambiato niente, il tempo si è fermato». E Gianni Nieddu: «Io vado avanti con la mobilità, 630 euro al mese. E chissà sino a quando ci saranno questi pochi soldi». Quasi tutti (pochi hanno trovato un altro lavoro) hanno imparato a convivere con le rinunce: niente università per i figli, niente matrimoni già fissati, addio al progetto di un mutuo per acquistare, finalmente, una casa. Prigionieri di se stessi per colpa di altri.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative