La Nuova Sardegna

Gianni Biondillo: «I miei sbirri dicono che l’Italia è cambiata»

di Giulia Bardanzellu
Gianni Biondillo: «I miei sbirri dicono che l’Italia è cambiata»

Con l’ispettore di polizia Ferraro il successo di pubblico L’ultimo libro è “Strane storie”, una raccolta di racconti

11 novembre 2012
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di Giulia Bardanzellu

Il suo ultimo libro è «Strane storie» (Guanda), diciassette racconti che spaziano dal genere horror al fantascientifico passando per l'erotico e il comico. Architetto, blogger ma refrattario ai nuovi social network, saggista d'arte e di letteratura, in un passato non troppo recente è stato sceneggiatore televisivo della soap opera italiana "Un posto al sole". Gianni Biondillo è questo, scrittore imprevedibile, con il gusto del divertissement d'autore. Alla prima giornata del Festival del giallo di Florinas arriva da detentore del Premio Scerbanenco, il riconoscimento di maggior rilievo nazionale nell'ambito della letteratura noir, grazie a «I materiali del killer», ultimo episodio della fortunata saga dell'ispettore Michele Ferraro.

Ma è davvero iniziato tutto per caso?. «Un amico – spiega Biondillo – mi chiese di scrivere un racconto giallo e quella notte è successa una di quelle cose che si sentono dire spesso: il protagonista mi è venuto incontro». Ferraro, ispettore di polizia nella periferia milanese di Quarto Oggiaro, uomo comune, con storie d'amore finite male, la cronaca nera a segnare i mesi e gli anni di un lavoro totalizzante, ha chiesto spazio e la breve storia è diventata un romanzo che va avanti dal 2004, anno di pubblicazione di «Per cosa si uccide». Il successo è proseguito con il secondo atto, «Con la morte nel cuore» (2005), poi la scelta di interrompere la serie per fare altro: «Ho avuto la fortuna di poter decidere – racconta l'autore – ho sentito l'esigenza di scrivere un'altra storia in cui la protagonista era una donna. In “Per sempre giovane” si parla di musica tutto il tempo. E di amicizia. Lei, per inciso, era l'ex moglie di Ferraro».

Il pubblico di Biondillo apprezza ma scalpita. Nel 2007, con «Il giovane sbirro», l'ispettore torna in un prequel che racconta i primi anni di apprendistato nella polizia e in cui si svelano i retroscena della vita privata di un personaggio che diventa anche comparsa in «Nel nome del padre», del 2009. «Quella era una storia di un uomo alle prese con il divorzio e con i problemi dei genitori non affidatari, tenuti lontani dagli affetti». Ancora un'altra vita da raccontare per Biondillo, che scrive per dovere nei confronti di se stesso prima ancora che dei suoi lettori: «Sarebbe stato impossibile terminare prima “I materiali del killer”. Ci sono voluti anni di viaggi in Africa, di altre esperienze, di vita e lavorative». Ferraro è sempre lui, solo invecchiato, immerso in quel «bicchiere di latte di mandorla» che sono le nebbie milanesi. Il paesaggio cambia con il flusso della storia, di corsa, dietro ad un'indagine di polizia. Diventa grigio piombo il cielo sotto gli «sbirri» che inseguono l'"uomo nero". Si fa rosso nel deserto assolato dell'Africa che fa da sfondo ai flashback di Haile Moundou. Qua e là, sprazzi di violenza, anche nel linguaggio, forte, moderno, triviale, a tratti aulico e comico. L'importanza delle parole la vera ossessione di Biondillo, che ama infarcire i suoi libri di citazioni nascoste tra le righe: «Ho sempre pensato che la storia, la trama, debbano venire dopo la scrittura. Un bel libro è un libro scritto bene». Una personalissima idea di poetica e letteratura che non sono solo intrattenimento ma lasciare qualcosa, un graffio sul lettore: «Bianchi, neri, ma anche rom, nord e sud del mondo. Nel nuovo libro c'è molto di questa società, così diversa da quella dei miei genitori. Continuano a ripeterci che l'Italia sta cambiando. E' una bugia. L'Italia è già cambiata. E da un pezzo». Infine un commento sui giallisti che spopolano sui quotidiani o in tv a chiosare sui fatti di cronaca nera: «Me l'hanno proposto, ho detto no. Quella è vita vera, bisogna aver rispetto».

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