La Nuova Sardegna

Accoltellato a morte davanti ai carabinieri

di Daniela Scano
Accoltellato a morte davanti ai carabinieri

Giovannino Delogu è stato ucciso da una donna tossicodipendente dopo una banale lite nella piazza affollata. L’ultimo abbraccio alla sorella

22 ottobre 2012
4 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A SORSO. Sabrina e Giovannino erano due stelle morte in un universo di disperazione. Le scelte sbagliate di vita e un destino cattivo avevano rubato a entrambi la speranza e la consapevolezza. Sabrina e Giovanni non si conoscevano: le loro esistenze si sono incrociate per caso sabato sera a Sorso, in una piazza piena di gente.

Sabrina Glino, 43 anni, sassarese con la vita distrutta dalla droga, ha accoltellato a morte Giovannino Delogu, di 49 anni, ex muratore, invalido civile in seguito a un grave incidente accaduto a Firenze vent’anni fa. Un’auto lo aveva travolto mentre attraversava la strada insieme a un compagno di lavoro che era morto, mentre lui aveva riportato un devastante trauma cranico. Da allora non si era più ripreso, nonostante decine di interventi chirurgici.

Poche ore dopo l’accoltellamento l’uomo è morto in ospedale. È questo il finale tragico del fatto di sangue accaduto nella piazza appena dedicata dall’amministrazione comunale all’ex sindaco Andreuccio Bonfigli.

Sabrina Glino è stata immediatamente arrestata dai carabinieri della stazione di Sorso, che hanno assistito all’omicidio senza avere il tempo bloccare l’assassina. La donna adesso è accusata di omicidio volontario. Sarà il sostituto procuratore Gianni Caria a decidere se contestare o meno anche l’aggravante dei futili motivi. A voler essere precisi, questa è la storia di un delitto senza alcun motivo. Una tragedia assurda e imprevedibile con due protagonisti e decine di spettatori.

Chi ha assistito all’omicidio racconta che Giovannino Delogu ha dato una pacca sul collo di Sabrina Glino perché lei l’aveva insultato e che la donna ha reagito fulmineamente, cogliendo di sorpresa anche i carabinieri che avevano preso l’uomo in custodia e che lo stavano facendo entrare nell’auto di servizio. Una cosa che capitava spesso perché Giovannino Delogu era una persona molto particolare. L’altra sera l’uomo era ubriaco e stava infastidendo gli avventori del bar “La Gabbietta” perché pretendeva di bere ancora.

A Sorso tutti conoscevano Giovannino Delogu. «Una persona sfortunata – è il giudizio unanime dei passanti in piazza Bonfigli – che a volte dava fastidio, anche con modi aggressivi, ma tutto sommato era inoffensivo». In più negli ultimi tempi Giovannino beveva e quando si ubriacava diventava ancora più molesto. Per questo motivo Antonello Pinna, il gestore del bar, l’altra sera gli aveva detto che non gli avrebbe servito da bere. L’invalido è uscito dal locale e ha cominciato a servirsi da solo, prendendo bottiglie e bicchieri dai tavolini dei clienti. A questo punto Pinna ha fatto due telefonate: una ai carabinieri e l’altra ad Angela Delogu, la sorella di Giovannino. «Speravo che come al solito i militari o la donna – racconta il barista – avrebbero convinto Giovannino a tornarsene a casa. Nessuno gli voleva male, ma non potevo consentire che disturbasse i miei clienti».

I carabinieri sono arrivati, con l’atteggiamento conciliante che hanno sempre avuto nei confronti di un uomo notoriamente fragile. Ma Delogu l’altra sera stava peggio del solito e i militari hanno chiesto l’intervento del 118 per un ricovero coattivo in Psichiatria. In attesa che arrivasse l’ambulanza, i carabinieri hanno continuato a vigilare a distanza perché il pensionato non si mettesse nei guai.

Sabrina Glino è stata la variabile impazzita di una “normale” emergenza. La tragedia si è compiuta in poche frazioni di secondo. Pare che la donna fosse seduta su una panchina, ma poco prima aveva certamente consumato qualche birra seduta al tavolino del bar. Da sola come sempre. Glino a Sorso è un’estranea, emarginata per scelta prima ancora che per volontà della comunità. Dicono che la donna abbia rivolto a Giovannino parole offensive, che gli abbia lanciato qualche petalo di ciclamino strappato dalle aiuole. Lui ha reagito all’insulto: si è sfilato la maglietta e ha sferrato un colpo al collo della donna. I carabinieri lo hanno bloccato: «adesso basta Giovanni, vieni con noi», ma non hanno fatto in tempo a raggiungere l’auto di servizio. Sabrina Glino ha fatto due passi verso quell’uomo disorientato e senza dire una parola lo ha colpito, affondando la lama del coltello a serramanico che chissà dove aveva nascosto fino a quel momento.

Chi ha assistito alla scena racconta che Giovannino Delogu si è voltato lentamente verso la sorella Angela, che nel frattempo era arrivata in piazza, e che sui suoi occhi è calato un velo. La donna non si è subito resa conto di quanto accaduto, ha abbracciato il fratello e lui si è accasciato. Sabrina Glino è stata bloccata e ammanettata, senza che opponesse resistenza. Da quel momento, la donna si è espressa a monosillabi.

Erano passate da pochi minuti le 21. Poco prima delle 5 la vita di Giovannino Delogu si è spenta in un letto del reparto di Rianimazione, dopo un intervento chirurgico complicato quanto inutile.

Per salvare il disabile non sono bastate venti sacche di sangue trasfuso nel tentativo di arginare l’emorragia interna. I sette centimetri di lama del coltello impugnato da Sabrina Glino hanno probabilmente reciso un grosso vaso sanguigno. La donna nel frattempo era stata chiusa in una camera di sicurezza della caserma carabinieri di Porto Torres. Quando il tenente Fabrizio Macrì e il maresciallo Alessandro Masala, rispettivamente comandante del nucleo operativo della compagnia di Porto Torres e comandante della stazione di Sorso, le hanno dato la notizia della morte di Giovannino Delogu, Sabrina Glino ha fatto il segno della croce. Senza convinzione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative