La Nuova Sardegna

Werner Bischof, artista e fotoreporter

di Marco Sedda
Werner Bischof, artista e fotoreporter

Oggi al Man di Nuoro si inaugura un’importante mostra del fotografo svizzero, con immagini inedite della Sardegna

12 ottobre 2012
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NUORO. Secondo il figlio Marco, «la definizione più breve e chiara della produzione fotografica di Werner Bischof è la combinazione di etica ed estetica». La dimostrazione più evidente arriva dalla retrospettiva a lui dedicata, curata dalla Fondation Werner Bischof di Parigi, le agenzie Magnum Photos e Contrasto, organizzata da Imago Multimedia in collaborazione con il museo Man. La mostra “Werner Bischof (1916-1954)”, fino al 3 dicembre, raccoglie oltre 130 fotografie in bianco e nero, alcune tra le immagini più celebri e altre inedite, di uno dei più importanti fotoreporter (anche se Bischof sdegnava questa definizione e prediligeva quella di artista) del Novecento. La mostra contiene una sezione di una trentina di scatti, in gran parte non ancora noti, che il fotografo svizzero realizzò nel 1950 in Sardegna, inviato dal settimanale “Epoca” per documentare le condizioni di lavoro dei contadini del Campidano e dei minatori dell’Iglesiente. L’esposizione si dipana per i tre piani dell’edificio del museo d’arte: al primo piano l’ampia sezione dedicata alla Sardegna, al secondo gli scatti realizzati in Asia e in America, e al terzo i reportage compiuti in giro per l’Europa del dopoguerra, e poi in India e in Giappone. Una mostra che arriva dopo quelle dedicate a Man Ray, Ugo Mulas, Franco Pinna, Gianni Berengo Gardin e Henri Cartier-Bresson. È, questa, la prima mostra organizzata dal neo direttore Lorenzo Giusti: «Il valore aggiunto sono le foto dedicate alla Sardegna», scattate a Iglesias, Cagliari, Funtana a Mare, Carbonia, Sant’Antioco, nel Campidano e alla diga di Monte Pranu. Una selezione di queste immagini sono state raccolte in un catalogo che, rileva Giuseppe Podda di Imago Multimedia, «avrà una distribuzione nazionale grazie alla collaborazione che da anni abbiamo con la Rizzoli». Il volume si apre con una biografia critica scritta da Giorgio Todde: “Werner Bischof in Sardegna. Intuizioni sensibili”. Nel paragrafo dedicato agli scatti nell’isola, lo scrittore cagliaritano sottolinea che «Quello di Bischof non è un organico reportage. Lo si direbbe piuttosto una raccolta di curiosità non risolte oppure parzialmente risolte con l’esperienza. Tuttavia, conscia o inconscia che sia, anche in queste poche immagini Bischof trova una quadratura. Talento e mestiere a 34 anni, questa la sua età durante il viaggio in Sardegna, sono già ben fusi in lui». La mostra è stata curata da Marco Bischof presente, oggi alle 19, all’inaugurazione: «Sono più di 25 anni che lavoro nell’archivio di mio padre e che raccoglie circa 60mila scatti, di cui appena duemila sono quelli pubblicati. Ha iniziato a fotografare nel 1939. Ha cominciato con fotografie di moda realizzate in studio, e fu Arnold Kubler, caporedattore della rivista per cui lavorava, “Du”, a spingerlo a uscire dallo studio e a fotografare la vita. Il primo reportage lo realizzò girando in bicicletta il sud della Germania e in seguito documentò le rovine dell’Europa post bellica». Stasera si inaugura anche la mostra “Miti e fiabe”, di Stefania Morgante, al Man sino al 4 novembre.

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