La Nuova Sardegna

La peste suina colpisce anche Bottidda

di Francesco Bellu
La peste suina colpisce anche Bottidda

Lunedì 1600 capi della Tecnopig saranno abbattuti. Mistero sulla fonte del contagio dentro un’azienda “blindata”

11 agosto 2012
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BOTTIDDA. La peste suina africana torna a colpire in Goceano, solo che stavolta la vittima è “eccellente”: la “Tecnopig” di Gianfranco Campagnani. Lunedì prossimo 1600 maiali verranno abbattuti mettendo di fatto “ko” una delle più grosse aziende suinicole di tutta la Sardegna e fondamentale nella filiera delle carni di maiale dell’isola. Per questo l’individuazione del focolaio rimane un fatto inaspettato e per molti aspetti inspiegabile. L’azienda suinicola è sempre stata attenta a seguire i rigidi protocolli della Asl e si è battuta in prima linea per incentivare i controlli, per la creazione di un anagrafe dei capi, per la regolarizzazione degli allevamenti e l’inasprimento delle sanzioni per chi trasgrediva.

Due giorni fa l’allarme Era stato l’allevatore stesso, un paio di giorni fa, ad avvertire i veterinari della Asl quando si era reso conto che ben 14 scrofe, sulle 600 presenti, erano morte all’improvviso. I medici avevano subito avviato tutte le verifiche del caso e avevano prelevato i campioni anatomici da inviare ai laboratori dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari per la conferma. Contemporaneamente il Servizio Veterinario aveva informato le autorità competenti, Ministero, Regione e Centro di Referenza Nazionale e aveva notificato il sequestro cautelativo dell’azienda al sindaco di Bottidda. Ieri mattina è stata convocata con urgenza l’Unità di crisi nel paese del Goceano dal responsabile del Dipartimento di Prevenzione della Asl numero 1, Francesco Sgarangella, nella quale erano presenti i dirigenti dei tre servizi veterinari, i responsabili dell’Istituto Zooprofilattico e una delegazione del Comune di Bottidda guidata dal Sindaco Gavino Garau. Nella riunione è stata confermata la diagnosi della presenza della peste suina africana nell’azienda “Tecnopig” e sono state avviate tutte le procedure di rito per l’eradicazione del focolaio, monitorare la malattia, proseguire le indagini mediche e definire le zone di vincolo e i controlli sanitari. Tutti sono molto preoccupati, ma nonostante il forte clima di tensione di queste ore hanno fatto quadrato per superare questa situazione piombata come un “fulmine a ciel sereno”. Ognuno si farà carico di compiti ben precisi in stretta collaborazione con il Servizio di Prevenzione dell’Assessorato alla Regionale Sanità. E saranno dolorosi.

Lunedì l’abbattimento A partire da lunedì prossimo saranno, infatti, avviate le operazioni di abbattimento e distruzione degli oltre 1600 suini presenti nell’azienda sede del focolaio da parte del Gruppo d’Intervento Veterinario dell’Asl di Sassari con l’Unità mobile di abbattimento e disinfezione che si avvale di apparecchi elettronici di ultima generazione. L’amministrazione comunale di Bottidda, nel frattempo, ha già dato disposizione, attraverso i suoi uffici tecnico e amministrativo, per gli adempimenti di competenza e individuare il sito più idoneo per l’interramento dei capi uccisi coinvolgendo, per la vigilanza, la compagnia barraccellare locale. Attualmente sono ormai 36 i focalai di peste suina africana tra domestico e selvatico individuati nel territorio della Asl su un totale di 97 nella Regione, sono state quindi confermate le preoccupazioni del Servizio di Sanità Animale di Sassari che già da tempo parlava di una nuova ondata epidemica dovuta a ripopolamenti irregolari e ad introduzioni con elusione dei controlli sanitari nelle zone già interessate dall’epidemia.

Il mistero di Bottidda Rimane certo da capire come la malattia sia potuta arrivare nell’azienda di Bottidda che negli anni si è sempre distinta per i controlli ferrei. Perché erano la garanzia di un prodotto di qualità, di un lavoro fatto bene, a tutela dell’intera filiera suinicola. Non è il primo caso “anomalo” accaduto in Goceano: cinque mesi fa c’era stato il caso di “Frida” a Illorai, centro di eccellenza di proprietà dell'Agris, con 180 maiali selezionati attraverso un progetto d'avanguardia. Un vero e proprio “bunker” fatto di doppie recinzioni elettriche. Ma nonostante tutti gli accorgimenti, la peste suina africana era arrivata anche lì. In quel caso erano stati trovati il corpo di un cinghialetto morto, chiuso in una busta con chiari segni della peste suina e della carne infetta appesa su un albero. Segnali inquietanti tanto da far ipotizzare che la malattia fosse arrivata "camminando su due gambe". Una sorta di avvertimento “mafioso” sul quale era stata aperta un'indagine da parte dei carabinieri di Foresta Burgos coordinati dal comando di Bono.

Nemmeno un mese fa erano stati segnalati gli ultimi focolai, sempre in Goceano, a Bono ed Esporlatu e si era svolto un incontro a Cagliari all’assessorato alla Sanità proprio per parlare di questa nuova ondata di peste suina africana nella Provincia.

Erano state messe a punto misure straordinarie di controllo perché l’Isola era, ed è, sotto l’occhio attento della Commissione Europea che aveva richiesto controlli a tappeto e misure “draconiane”, pena la chiusura totale delle esportazioni dei prodotti a base di carne suina dalla Sardegna. Una posta in gioco altissima che ora rischia, forse, di naufragare.

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