La Nuova Sardegna

Hiromi, un piano di energia: «La musica è felicità»

di Fabio Canessa
Hiromi, un piano di energia: «La musica è felicità»

Parla la pianista che domani si esibirà sul palco del teatro romano

02 agosto 2012
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Il suo ultimo album si intitola "Voice". La voce della musica, del suo pianoforte che padroneggia con tecnica impeccabile, talento fuori dal comune, capacità e forza comunicativa unica. La sua di voce invece è delicata, in linea con la sua figura esile e la gentilezza ed educazione che contraddistingue il popolo a cui appartiene. Mentre l'ascolti, quindi, rimani quasi stupito di come tale pacatezza possa trasformarsi sul palco in un concentrato di energia. La parola chiave per caratterizzare Hiromi Uehara e la sua musica è infatti proprio questa: energia. Quella che focalizza sul piano sia nell'impressionante velocità virtuosistica di certe esibizioni, sia nell'emozione coinvolgente nei brani più lenti.

La pianista giapponese è il nome più atteso del programma di Nora Jazz Festival. L'appuntamento è per domani alle 22 sul palcoscenico del teatro romano (dove oggi si esibirà il compositore svedese Lars Danielsson con il suo quartetto). Attesissimo anche perché sarà per Hiromi la prima volta nell'isola: «Sì, non ci sono mai stata e sono molto contenta di questa opportunità» sottolinea la stessa pianista. Al telefono, da Venezia (dove stasera sarà impegnata in un altro concerto del suo tour), la musicista accetta di parlare un po' di sé.

Nata a Shizuoka, 33 anni, Hiromi Uehara mostra il suo talento sin da bambina. «Ho iniziato a studiare pianoforte a sei anni - racconta - Per una semplice ragione: a mia madre piaceva il piano, mi ha portato a lezione, mi è piaciuto e ho cominciato a suonare». Poco dopo entra nella prestigiosa Yamaha School of Music e presto comincia a esibirsi con orchestre. A 14 anni Hiromi va anche in Europa dove ha la possibilità di suonare con l'Orchestra Filarmonica Ceca.

A 17 anni l'importante incontro con il pianista Chick Corea a cui segue l'ingresso al Berklee College of Music di Boston, dove si diploma nel 2003. Anno anche del suo primo album "Another Mind" prodotto dal bassista Richard Evans e da Ahmal Jamal. Un grande successo che lancia definitivamente Hiromi.

Un successo frutto anche di un rapporto speciale che la pianista riesce a instaurare magicamente con il pubblico: «Non ho nessun segreto. Ma ogni cosa che faccio, tutti i giorni, la faccio pensando che sia la prima volta». La musica come gioia, felicità. Insiste molto sulla parola “happy” la pianista giapponese.

In Sardegna Hiromi si esibirà da sola, ma spesso in tour suona con altri musicisti: «Sono due cose molte differenti - evidenzia la pianista - In solo ho più libertà, ma grande libertà significa anche grande responsabilità, è una sfida. Mi diverte suonare in trio, è come uno sport di squadra, ed è bella la conversazione tra la mia musica e quella degli altri musicisti». Musica che a Hiromi non piace classificare né come inteprete né come ascoltatrice: «Non c'è un genere particolare che mi piace, una categoria specifica. Dipende dai giorni, dallo stato d'animo. Un giorno magari ascolto i King Crimson e l’altro Barry White. Come musicista jazz italiano conosco e mi piace Stefano Bollani».

La chiacchierata si sofferma oltre che sulla musica, anche sul cibo. «Mi piace mangiare e la cucina italiana è fantastica. Il mio piatto preferito è spaghetti con le vongole». Tantissimi giorni all’anno in viaggio per lavoro, con concerti in tutto il mondo uno dietro l’altro. E la prima cosa al ritorno a casa? «Mi metto a cucinare, mi piace e diverte molto». Intanto con la sua musica, carica di energia e di emozioni, cucina sempre cibo per l’anima.

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