La Nuova Sardegna

La festa prima dell’attacco tedesco

di Manlio Brigaglia
La festa prima dell’attacco tedesco

Diretta alla Maddalena, fu bombardata e si inabissò: le vittime furono 1393

29 giugno 2012
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SASSARI. Sono le 2.25 del 9 settembre 1943, quando sulla supercorazzata "Roma" viene dato l'ordine: "motrici avanti adagio". La nave esce dal golfo della Spezia, seguita dalle altre due supercorazzate "Italia"(si chiamava "Impero", l'hanno ribattezzata qualche settimana prima, alla caduta del fascismo) e "Vittorio Veneto". Sono navi ancora intatte. Le ultime due hanno sofferto qualche attacco di siluranti, la "Roma", varata nel 1940, il giorno prima della dichiarazione di guerra, non è stata mai in combattimento. 44 mila tonnellate, quasi 240 metri di lunghezza, 35 cannoni e 48 mitragliere, è l'orgoglio della Marina italiana. In questo momento ha a bordo più di 2020 uomini. Molti militari, che non facevano parte dell'equipaggio, sono saliti la notte prima, appena sentito l'annuncio di Badoglio: l'Italia esce dalla guerra, chi può cerca di tornare a casa. Sulla nave si è fatta festa, con grandi e allegre bevute, la programmazione della "Bisbetica domata", un film italiano con Amedeo Nazzari e Lilia Silvi (la confusione è cresciuta tanto che non verrà proiettato). Sulla nave è salito da poche ore l'ammiraglio Carlo Bergamini, nominato comandante in capo della spedizione. È lui che, obbedendo agli ordini di Supermarina e, più ancora, alle condizioni dettate al momento dell'armistizio, deve portare la flotta italiana a un porto lontano dall'Italia: all'inizio la destinazione dovrebbe essere Malta, ma appena in navigazione è corretta in La Maddalena.

La flotta segue un percorso di sicurezza: scende lungo la costa occidentale della Corsica, sfila davanti ad Ajaccio, all'altezza dell'Asinara entra nelle Bocche di Bonifacio. Ore 15: mancano poche miglia per arrivare alla Maddalena quando, all'altezza di Castelsardo, viene attaccata da undici Dornier, caccia-bombardieri tedeschi specializzati nel bombardamento di grandi unità navali. Vengono dall'aeroporto di Istres, dalle parti di Marsiglia, li comanda un maggiore di 29 anni, Bernhard Jope, che ha già al suo attivo l'affondamento della "Empress of Britan", una nave da trasporto da 42 mila tonnellate. Sono muniti di bombe radiocomandate: Jope ricorderà di essere stato messo in allarme già dai primi giorni di settembre, i tedeschi avevano intuito che l'Italia voleva uscire dall'alleanza. Alle 15,42 viene sganciata la prima bomba contro la "Roma", un ordigno di 1400 chili, di potenza esplosiva terrificante. La bomba colpisce la nave sul fianco dritto, fa pochi danni. Dieci minuti esatti dopo, la seconda bomba la colpisce a proravia: scoppia all'interno della nave, facendo esplodere i depositi delle munizioni: una delle torri - scrive Andrea Amici in "Una tragedia italiana" ( Longanesi, 2010), cui dobbiamo una impressionante ricostruzione degli ultimi giorni della nave - fu scaraventata in aria e ricadde in mare, mentre la temperatura causata dall'enorme vampata uccise all'istante tutto il personale destinato al torrione e alle zone prodiere della corazzata".

Alle 16,11 la nave si capovolge, si spezza in due tronconi e affonda rapidamente: moriranno 1393 uomini, quasi il 70 per cento dell'equipaggio. Tra loro ci sono 23 fra sottufficiali e marinai sardi, e due giovanissimi ufficiali cagliaritani. L'ammiraglio Bergamini sceglierà di inabissarsi con la sua nave.

I naufraghi, raccolti in condizioni tragiche nel mare infuocato di nafta che circonda la nave, verranno sbarcati alle Baleari e lì internati per mesi: allevierà le loro sofferenze una signora carlofortina, sposata a un commerciante spagnolo: si chiama Fortuna Novella, i marinai la conosceranno come "Mamma Mahòn".

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