La Nuova Sardegna

Referendum anticasta: schiacciante vittoria dei Sì

Referendum anticasta: schiacciante vittoria dei Sì

I risultati definitivi confermano la schiacciante vittoria dei Sì. Per l'abolizione delle 4 nuove Province si è espresso circa il 97% degli elettori, mentre il quesito per cancellare anche le quattro Province storiche ha ottenuto il 65,9%. A favore del taglio delle indennità dei consiglieri regionali il 97%

07 maggio 2012
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I risultati definitivi dello scrutinio dei dieci referendum confermano la schiacciante vittoria dei Sì. Per l'abolizione delle 4 nuove Province (Carbonia-Iglesia, Medio Campidano, Olbia-Tempio e Ogliastra) si è espresso circa il 97% degli elettori, mentre il quesito consultivo per cancellare anche le quattro province storice ha ottenuto il 65,9% dei consensi. Per la riscrittura dello Statuto sardo ha votato Sì il 94,5; il 96,8% si è detto invece favorevole all'elezione diretta del presidente della Regione attraverso le primarie. A favore del taglio delle indennità dei consiglieri regionali si è espresso il 97% dell'elettorato. Stessa percentuale per l'abolizione dei consigli di amministazione degli enti regionali. Infine, ha detto Sì alla riduzione da 80 a 50 del numero dei componenti dell'Assemblea sarda il 98,2%.

Ieri, la giornata elettorale aveva fatto registrare uno straordinario recupero di 11 punti nelle ultime tre ore di voto, e così i i referendum «anticasta» avevano superato il fatidico quorum del 33,3 per cento, arrivando al 35,5.

 Hanno votato 525.651 sardi, pari appunto al 35,5 per cento. Il primo risultato concreto sarà prodotto dai cinque referendum abrogativi: con la vittoria dei Sì saranno cancellate le nuove quattro Province di Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias, decadrà anche la norma che prevede le indennità dei consiglieri regionali. Per i referendum consultivi (abolizione anche delle Province storiche e dei cda degli enti regionali, primarie per l’elezione del governatore, assemblea costituente per lo Statuto e taglio dei consiglieri regionali) bisognerà aspettare gli atti di riforma.

Il test su Cappellacci. Il presidente della Regione ha cavalcato i dieci quesiti anti-casta, sicuramente popolari in questa fase acuta di crisi dei partiti nel tentativo di rilanciarsi politicamente come gli era riuscito un anno fa con il più agevole referendum anti-nucleare. Quersta nuova vittoria può dare slancio a un’azione di governo sempre critica e aiutare il presidente nel difficile rapporto con il governo Monti sulla Vertenza Sardegna. Dopo il ritorno nel Pdl d’intesa con Angelino Alfano, Cappellacci aveva visto indebolirsi la sua linea di contestatore dei vertici romani. Questo voto rafforza la sua leadership, anche se la sua maggioranza resta divisa e rischia di saltare da un momento all’altro. Cappellacci ha osato e rischiato molto , perché si era esposto alla critica di chi lo accusava di ripiegare sul populismo per nascondere il fatto di non riuscire a realizzare le riforme invece affidate agli elettori. Con questo risultato ora può dire alla sua maggioranza che le riforme non possono più essere rinviate. A vincere, oltre che il movimento trasversale formato da circa seicento amministratori locali, è stato anche il partito dei Riformatori che, cavalcando il clima da anticasta, fortemente presente ieri ai seggi, si sono rilanciati dopo una fase di crisi di identità in un centrodestra che proprio sulle riforme ha concluso poco.

La sconfitta delle Province. Entrate in crisi già alle elezioni del 2010 (il record negativo di affluenza alle urne), gli enti inrtermedi sardi sono le prime vittime dell’offensiva popolare contro i partiti e contro i costi della politica. Si sono difese dall’attacco dei referendari, forse il ricorso al Tar e al tribunale civile ha favorito proprio gli avversari. Il voti si conteranno bene oggi, ma politicamente se ha vinto Cappellacci a perdere è stato il presidente dell’Ups Roberto Deriu, che sino all’ultimo ha combattuto quasi da solo. Non ne escono bene neppure quasi tutti i partiti, che per non rischiare impopolarità hanno preferito restare fuori dalla competizione politica.

Ore 12, i referendari esultano. Alle 13.30 viene diffuso il primo dato della giornata: l’affluenza alle urne a mezzogiorno è del 7,81 per cento. Significa che sono andati a votare 131.723 elettori. I leader del comitato promotore fanno subito una proiezione per loro incoraggiante: se resta questo trend alle 22, secondo i loro calcoli, si arriverebbe al 34-36 per cento, quindi oltre il quorum del 33,3. Dall’altra parte della barricata c’è il presidente dell’Ups, Roberto Deriu, è pessimista. «Con questi numeri – spiega – ce la faranno loro». Alle 12 l’affluenza più alta (9,69 per cento) è stata registrata nel Medio Campidano, cioé nel territorio di una delle nuove Province che i primi quattro quesiti puntano ad abrogare. In provincia di Cagliari il dato delle 12 è del 9,07(nel capoluogo 9,44%), in quella di Sassari il 7,52 per cento (8,79 nel capoluogo). Così le altre province: Carbonia-Iglesias il 7,44 per cento, Nuoro il 7,49 per cento (11,45 nel capoluogo), Oristano il 6,41 per cento (8,83 nel capoluogo). A chiudere, con i dati più bassi, due delle nuove province: Ogliastra il 6 per cento e Olbia-Tempio il 5,50 per cento (con Tempio città al 4,23 e Olbia città al 5,39).

Ore 19, è suspense. Alle 20.16 viene diffuso il secondo rilevamento della giornata, relativo all’affluenza alle urne delle 19: la percentuale dei votanti è del 24,76. Sino a quel momento hanno votato 366.630 sardi. Cresce l’ansia dei referendari che nell’attesa avevano fatto questo ragionamento: se alle 19 andiamo sopra il 26 per cento è fatta, tra il 24 e il 25 sarebbe recuperabile, sotto il 24 non ci sarebbe più niente da fare. La proiezione delle 19 dice: quorum a rischio, ma ancora possibile. E’ la stessa cosa che pensa Deriu, che conferma la previsione delle 12 favorevole ai suoi avversari. Per quanto riguarda l’affluenza delle 19 nei singoli territori in provincia di Cagliari la percentuale più alta è sempre del Medio Campidano con il 30,28 seguita dalle province di Cagliari (27,19) e Sassari (25,17). Quindi le province di Nuoro (23,92) e Oristano (22,77). A chiudere tre nuovi enti intermedi che a differenza del Medio Campidano hanno scelto di difendersi con l’astensione: Carbonia-Iglesias (22,09), Ogliastra (20,19) e Olbia-Tempio (18,34). Nella maggioranza dei capoluoghi l’affluenza è più alta rispetto a quella provinciale: il primato è di Villacidro (34,58), quindi Nuoro (31,14), Oristano (28,85), Cagliari (28,57), Sassari (27,60), Tortolì (21,94) e Olbia (18,56). Vanno invece sotto il dato provinciale i comuni di Sanluri (27,12), Iglesias (22,01), Carbonia (20,62), Lanusei (18,93) e infine Tempio (15,68).

Ore 22, il recupero. Dopo il 24,776 delle 19 le proiezioni davano per favoriti i difensori delle Province: ai più sembrava impossibile un exploit di 9 punti in tre ore. E invece i sostenitori dei referendari sono riusciti a realizzare l’impresa. La percentuale generale è salita al 35,5 per cento, con il Medio Campidano sempre primo (42,55), seguito da Cagliari (38,0) e Sassari (37,23). Sotto la media regionale ma comunque sopra il quorum la provincia di Nuoro (34,76), sotto il quorum Oristano (33,03) e le tre nuove province di Carbonia-Iglesias (31,53), Ogliastra (28,74) e Olbia-Tempio (26,85).

Il ruolo del web. In una campagna referendaria che ha vissuto poco in televisione e che ha avuto momenti di confronto diretto e di polemiche aspre solo in occasione dei discussi ricorsi presentati dalle Province, i social network hanno acceso l’attenzione sui referendum scatenando intensi dibattiti, soprattutto ad opera degli anti-casta. Nell’isola il peso di internet nelle competizioni politiche non si era mai fatto sentire in modo decisivo. È un’altra importante novità di questa consultazione popolare.

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