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Sel: «Votare, ma non soltanto Sì». Referendari all’attacco

Sel: «Votare, ma non soltanto Sì». Referendari all’attacco

CAGLIARI. I vendoliani di Sel prendono le distanze dai referendum sulle Province mentre annunciano il Sì per gli altri quesiti. «Il 6 maggio - ha dichiarato Luciano Uras, capogruppo in Consiglio...

24 aprile 2012
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CAGLIARI. I vendoliani di Sel prendono le distanze dai referendum sulle Province mentre annunciano il Sì per gli altri quesiti. «Il 6 maggio - ha dichiarato Luciano Uras, capogruppo in Consiglio regionale – andrò a votare. Tra i dieci argomenti proposti vi sono quelli relativi alla abolizione delle Province. Voterò no. Di fatto questo argomento, per quanto riguarda le rappresentanze elettive, presidente, giunta e consiglio), risulta già superato dalla legge Monti che ne prevede la soppressione». Uras ha lanciato un appello al voto «per difendere il diritto democratico al referendum e perché «sarebbe triste che finissero al macero 6 milioni di euro per una consultazione che non raggiungesse il quorum». «L’eliminazione delle Province – ha spiegato Uras – purtroppo determinerà un aggravio di costi, procedure lunghe e complicate di attribuzione delle competenze dalle stesse esercitate ad altri livelli istituzionali, trasferimento di personale, il subentro di altri soggetti in obbligazioni già contratte, il rischio di sospensione di progetti a finanziamento comunitario, una onerosa gestione liquidatoria di società e consorzi, il problematico trasferimento di proprietà del patrimonio pubblico. Tutto ciò per essere fatto avrà bisogno dell’approvazione di una legge della Regione, come impone la stessa legge Monti».

Uras ha invece annunciato il Sì per altri cinque referendum: riduzione del numero dei consiglieri regionali, abolizione di consigli di amministrazione di enti e agenzie pubbliche «che possono essere sostituiti, dove occorra, da amministratori unici». Inoltr «voterò Sì alla Costituente perché credo che il nuovo Statuto per essere riconosciuto, difeso e amato, perché sia una moderna carta dei cittadini sardi e una fonte di più ampia sovranità popolare deve essere costruito tutti insieme».

Intanto ieri il movimento referendario ha rilanciato la polemica nei confronti delle Province che hanno presentato il ricorso al tribunale civile dopo il nulla di fatto al Tar. «È inaudito – è detto in una nota – che a dieci giorni dai referendum ci siano ancora tentativi di bloccare la libera espressione della volontà dei sardi da parte dell’armata Brancaleone delle casta delle Province sarde, che tenta di salvarsi dalla valanga di Sì ricorrendo agli avvocati e ai tribunali». Il movimento ha auspicato un rapido pronunciamento del tribunale.

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