La Nuova Sardegna

Peste suina, altro avvertimento mafioso

di Pasquale Porcu
Peste suina, altro avvertimento mafioso

Ieri nel centro Agris a Illorai, durante l’abbattimento di 35 maiali contagiati, trovata carne sospetta appesa a un albero

07 aprile 2012
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INVIATO A ILLORAI. Uno, due, tre. Fino a trentacinque: venti maschi, due scrofe e 13 suinetti. Tutti abbattuti con pistola e Tanax. «No, non soffrono», dice il dottor Franco Sgarangella, responsabile dei servizi veterinari dell’Asl 1 di Sassari. E’ una triste cerimonia quella dell’eliminazione dei maiali contagiati dentro il centro di allevamento sperimentare di Frida, nelle campagne di Illorai. Quello è un centro di eccellenza per la biodiversità, in tutto ci sono 450 animali: 20 capre di razza sarda primitiva, tutte le varietà di bovini sardi autoctoni. E poi i maiali di razza sarda selezionata. Ciascun gruppo di animali vive separato dagli altri. I maiali, per esempio, sono distinti in settori protetti da una doppia recinzione metallica (quella interna è addirittura elettrificata). Nell’area lavorano otto persone, sette giorni su sette. Ma evidentemente non bastano anche perchè il centro occupa una superficie di mille ettari. Qualcuno, però, l’altro giorno ha lanciato da strada una busta con un cinghialetto infetto da pesete suina africana. A quell’attentato si attribuisce la malattia che ha interessato alcuni capi.«Non credo che il contagio derivi dal contenuto di quella busta di plastica, quando l’abbiamo trovata era ancora integra– dice Sebastiano Porcu, il ricercatore Agris che più di ogni altro in Sardegna crede da sempre nelle potenzialità della razza sarda autoctona di suini– la fonte di contagio, dunque, potrebbe essere un’altra». Porcu non vuole rivelare alcun particolare: «C’è un’indagine dei carabinieri in corso», dice. E’ emozionato e pieno di rabbia. Tutto il suo lavoro di anni non può finire così.

Ed eccola, l’altra (o un’altra) fonte di contagio. L’hanno trovata ieri mattina appesa a un albero dentro un recinto che ospita i maiali.

«La fonte di contagio?- dice il dottor Sgarangella– cammina su due zampe». Nel caso di Frida, poi, i fatti inquietanti non sarebbero solo il ritrovamento della carne appesa all’abero di ieri e il lancio dentro il centro del cinghialetto morto di qualche giorno fa. Ci sarebbero altri fatti che escluderebbero, perentoriamente, la casualità dei fatti. Chi ha agito ha voluto colpire l’allevamento dell’Agris in maniera precisa e deliberata. L’obbiettivo non dichiarato era quello di portare all’abbattimento tutti e 141 capi suini di razza sarda selezionata, cancellando con un solo gesto un duro lavoro di ricerca durato decenni. Un obbiettivo talmente ambizioso da ritenere che la regia sia forse lontano da Frida (pur utilizzando, forse, esecutori locali).

In mezzo al folto gruppo di carabinieri del Nas, di tecnici e dirigenti dell’Asl e dell’Agris, ieri mattina, c’era anche Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti. «Sono venuto non solo per esprimere la solidarietà a Sebastiano Porcu e agli altri tecnici dell’Agris– dice –ma anche perchè quest’ennesimo fatto dimostra che per affrontare il problema della peste suina non bastano più le parole. La Regione deve dire subito che cosa intende fare. Noi di Coldiretti, ma spero anche le altre organizzazioni, andremo alla Procura della repubblica poichè evidentemente c’è chi non sta facendo il proprio lavoro e i danni che subisce il comparto rischiano di essere irrecuperabili». Ma, a proposito di politici, che fine ha fatto quell’idea secondo la quale il presidente Cappellacci si autonominava commissario straordinario per la peste suina africana? Dov’è l’atto di nomina o quali sono i gesti concreti per l’emergenza del governatore della Sardegna? «Occorre fare chiarezza– scrive in una nota la Cia– I focolai di peste suina non possono essere nè casuali nè spontanei. Si direbbe che questo sia un avvertimento mafioso».

La Spagna ha debellato la peste suina e migliorato la sua produzione. La Sardegna, dal giorno in cui si è manifestata la malattia, il 17 marzo 1978, ha speso, inutilmente, già 600 milioni di euro

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