La Nuova Sardegna

Costa Smeralda al Qatar. La partita ora è chiusa

di Guido Piga e Stefania Puorro
Costa Smeralda al Qatar. La partita ora è chiusa

La transazione avverrà in Lussemburgo, un affare da 600 milioni di euro: il doppio rispetto al prezzo pagato 9 anni fa dalla Colony Capital di Barrack

06 aprile 2012
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PORTO CERVO. Game over. La partita sulla Costa Smeralda è chiusa: il Qatar se la porta a casa, dopo due giorni di trattative no stop con Colony Capital. Avant’ieri, a Milano, è stato sottoscritto il preaccordo. È un affare da 600 milioni, esattamente il doppio di quanto la Costa Smeralda (4 alberghi, porto, negozi, ville, terreni inedificati) valeva nove anni fa. Non ci sono state comunicazioni ufficiali, né ci saranno a breve. Il closing avverrà infatti ai primi di giugno, quando l’operazione avrà ottenuto il via libera (che appare scontato) dell’Antitrust e saranno terminati i passaggi societari tra il Lussemburgo e l’Italia

L’intesa fa spuntare due grosse novità. La prima lascerà un po’ di amaro in bocca a chi, in Gallura, sperava di rivedere presto l’Aga Khan in prima linea. Karim non è della partita e difficilmente lo sarà. Lo afferma con decisione una fonte vicina al Qatar, che vuole restare anonima: «La Costa Smeralda è stata acquistata solo ed esclusivamente dalla nostra holding». I rumors che davano Zhara interessata alla gestione della marina, la cui società produce 15 milioni di euro all’anno, vengono smentiti. Quell’ipotesi è tramontata. Anche se, a Cagliari, ancora non si arrendono. «Siamo soddisfatti dell’arrivo del Qatar in Sardegna - dice Luigi Crisponi, assessore regionale al Turismo -, ma qui non si sta parlando di una squadra di calcio ma della Costa Smeralda, un territorio verso il quale la sensibilità e l’attenzione devono essere altissime. Proprio come aveva fatto l’Aga Khan. E se fosse vero che dietro l’operazione ci possa essere anche lui, o sua figlia, ne saremmo felicissimi».

Per ora il 100% della Costa Smeralda è della famiglia Al Thani, sovrana del Qatar. E per capire quanto fosse forte nei suoi componenti, a cominciare dal più giovane Tamim bin Hamad, la voglia di impossessarsi di Porto Cervo, basti questo particolare emerso nelle trattative. Ieri era la giornata in cui Barrack avrebbe dovuto restituire a Unicredit 220 milioni, pena far scattare il pegno della banca sulle proprietà smeraldine. Come previsto, Barrack non l’ha fatto e ha lasciato campo libero al Qatar. Che ha estinto il debito tre giorni fa, quando ancora il preaccordo con Colony non era stato sottoscritto. Un messaggio chiarissimo sulle intenzione dell’emirato. Dice ancora la fonte: «L’investimento in Costa Smeralda è stato fatto per due ragioni. La prima è che la Costa Smeralda è uno dei beni di maggior valore in Europa. La seconda è che, con oculatezza, la famiglia Al Thani pensa di fare un investimento a lungo termine. Deve essere chiaro che non è un ritorno al passato, ma è un viaggio verso il futuro».

Finanziariamente, l’operazione si farà in Lussemburgo: lì Colony Capital ha creato, a dicembre, un veicolo societario (Colmarket) che cederà i beni della Costa Smeralda a una società, costituita ad hoc, dal fondo del paese arabo. Se la transazione avverrà nel Granducato, gli effetti pratici saranno tutti in Italia. Il Qatar diventerà proprietario di Smeralda holding , la srl guidata da Franco Carraro che decide cosa si fa, e come, in Costa Smeralda.

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