La Nuova Sardegna

Interesse degli operatori per l’ipotizzata cessione di alcune strutture demaniali

Piace il faro di Torregrande

Claudio Zoccheddu
La torre di Torregrande è una struttura appetibile a fini turistici
La torre di Torregrande è una struttura appetibile a fini turistici

Sembra invece meno appetibile quello di Capo Mannu

30 dicembre 2011
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 ORISTANO. Un museo al posto del faro di Capo Mannu, qualsiasi cosa al posto di quello di Torregrande. Dopo l'affidamento di tredici siti interessati da fari, torri costiere e immobili, deciso dalla Regione a favore della Conservatoria delle Coste, si è fatta strada la possibilità che qualche privato decida di rilevare le strutture ormai in disuso. Le reazioni sulla possibile cessione a imprenditori, o amministrazioni comunali, sono però diametralmente opposte. L'idea di realizzare attività ricettive sulle scogliere di Capo Mannu non stuzzica quasi nessuno.  Recuperare il faro di Torregrande, invece, sembra quasi un sogno. Infatti, i due siti sono talmente differenti da non essere nemmeno paragonabili, se non per la presenza di un faro di segnalazione. Quello di Capo Mannu è quasi a picco sul mare, è circondato dalla macchia mediterranea ed è al centro di una zona tanto selvaggia quanto affascinante. Il faro di Torregrande, invece, è il fulcro della piazza più frequentata nelle estati oristanesi e da anni fa da sfondo a serate musicali e eventi di ogni tipo. Facile, dunque, trovare le differenze.  A San Vero Milis era già stato varato un progetto di recupero "a basso impatto ambientale". L'idea era quella di acquisire la struttura tramite il Comune e realizzare al suo interno la sezione naturalistica di un futuro museo del territorio: «Non credo ci siano gli spazi per la costruzione di un hotel», sostiene Ivo Fenu, amministratore comunale di San Vero Milis e uno dei promotori dell'idea del museo, «inoltre la zona in cui sorge il faro non dovrebbe essere sacrificata sull'altare della ricezione turistica perché è troppo bella per essere violentata da parcheggi, strade asfaltate e servizi di tipo alberghiero».  Ad ogni modo, anche l'idea del museo è rimasta tale: «Non ne abbiamo più saputo nulla e non credo che qualcuno si sia fatto vivo per discutere questa eventualità». Pochi chilometri più a sud i termini di discussione cambiano.  A Torregrande non si vede l'ora che la torre del faro ritorni a essere un'attrazione piuttosto che un rudere: «Magari la Regione cedesse a qualche privato la gestione della torre», attacca Sergio Corona, socio fondatore del Consorzio turistico che riunisce gli imprenditori della borgata, «è semplicemente assurdo che un simbolo come questo sia abbandonato e perennemente chiuso. Ogni estate registro le richieste di turisti che pagherebbero pur di ammirare il panorama del golfo dall'alto. Purtroppo, sono sempre costretto a spiegare che la torre è solo un vecchio rudere del tutto inutilizzato».
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