La Nuova Sardegna

L'omicida di Villacidro dal giudice

Simonetta Selloni
Roberto Parrella, il contabile di Milis ucciso con i suoi datori di lavoro nel capannone
Roberto Parrella, il contabile di Milis ucciso con i suoi datori di lavoro nel capannone

Fabrizio Manca sarà interrogato stamane dal Gip del tribunale di Nuoro

10 dicembre 2011
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 ORISTANO. Udienza di convalida del fermo di indiziato di reato per Fabrizio Manca, davanti al Gip del tribunale di Nuoro Silvia Palmas. Manca ha confessato di essere l'autore del triplice omicidio dei fratelli Roberto e Andrea Cuccu, di Oristano, e di Roberto Parrella, di Milis.  

Un passaggio tecnico che servirà per il prosieguo dell'inchiesta, di cui è titolare il sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari Gilberto Ganassi. È il magistrato che ha firmato il provvedimento di fermo all'indomani della strage nel capannone della Logistica alimentare di Villacidro, costata la vita ai due fratelli Cuccu, titolari della ditta di cui Manca, di Siamanna, era direttore generale. Nessuna pietà per Parrella, il giovane contabile di Milis che lunedì mattina si è inutilmente barricato al piano superiore del capannone. Dove Manca lo ha raggiunto, facendo saltare la serratura dell'ufficio con l'ultimo dei tre colpi del fucile a pompa, dopo che aveva riservato gli altri due per Roberto e Andrea Cuccu; quindi lo ha finito a coltellate, con la pattadese che aveva portato con sé dalla sua casa di Pardu Nou.  

Fabrizio Manca è rinchiuso nel carcere di Badu'e Carros dalle prime ore di giovedì. Si è costituito alla polizia, e assistito dal suo legele (e cognato), avvocato Angelo Bonesu, ha confessato di essere l'omicida, facendo ritrovare il fucile e il coltello. Ma ha raccontato una sua verità, che fa letteralmente a pugni con la versione dei familiari delle vittime. Manca avrebbe ucciso i fratelli Cuccu spinto dalla paura che loro facessero del male a lui e alla sua famiglia, in particolar modo ai suoi figli. Minacce pesanti che si sarebbero intensificate nell'ultimo periodo, e segnate dalla evidente compromissione dei rapporti tra i Cuccu e l'omicida.

Fabrizio Manca aveva scoperto che i titolari dell'azienda lo spiavano; avevano inserito un programma nel computer che ne seguiva i movimenti, e ne captavano le conversazioni. Una progressiva mancanza di fiducia che però, sempre secondo il racconto di Manca, si sarebbe trasformata in una insostenibile pressione. Ma stando alle prime indagini, non si evince la ragione di tanta diffidenza nè, dall'altra parte, di tanto odio. I Cuccu avrebbero rimproverato a Fabrizio Manca la rottura di un «patto tra gentiluomini», che avrebbe previsto l'immissione nella società da parte del direttore generale di una importante somma di denaro. Ma se non si capisce a quale titolo, visto che Manca non era socio, non è nemmeno comprensibile l'abnorme reazione di Manca. Un uomo che non aveva dato segni di atteggiamenti violenti in passato, solo con la sua ferocia al momento inspiegabile.  

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