La Nuova Sardegna

Settis: «Il nuovo piano paesaggistico devasterà la bellezza dell'isola»

Pier Giorgio Pinna
Il mare di Villasimius
Il mare di Villasimius

«Il nuovo Ppr apre la strada alla speculazione. Con Soru l’isola era all’avanguardia, ora sarà ultima» è il giudizio di Salvatore Settis, massimo esperto di tutela del paesaggio

23 settembre 2011
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SASSARI. Non piace per niente quel che sta succedendo in Sardegna a Salvatore Settis, uno dei massimi esperti di gestione dei beni culturali e di tutela del paesaggio. «Con il governatore Renato Soru l'isola aveva espresso un momento alto per la difesa del territorio non a livello regionale ma nazionale: ora da locomotiva d'Italia la Sardegna rischia di diventare l'ultima ruota del carro», spiega lo specialista, che negli anni scorsi si è occupato di temi ambientali scottanti nell'isola, primo fra tutti il caso Tuvixeddu, l'antica necropoli in pericolo nel cuore di Cagliari.

Archeologo, docente universitario, ex direttore della Scuola Normale di Pisa, storico dell'arte, recentemente Settis ha scritto per Einaudi un libro dal titolo emblematico di una realtà in negativo: «Paesaggio, Costituzione, Cemento». Calabrese di Rosarno, 70 anni, è autore di numerosi altri saggi su questi argomenti ed è membro di diverse istituzioni accademiche internazionali.

- La giunta regionale di centrodestra vuole cambiare il piano paesaggistico voluto dal precedente governo di centrosinistra. Perché non è d'accordo su quest'impostazione? Ritiene possano esserci danni per l'ambiente?
«Questo non è un progetto alternativo, è la semplice distruzione del precedente piano per lasciare spazio al cemento. L'isola nel 2005 si era mossa all'avanguardia per proteggere le coste, sino a diventare un importante riferimento. L'idea che viene avanzata adesso per stravolgere tutto il sistema non può dunque che essere giudicata in maniera molto sfavorevole».

- Per quali ragioni, esattamente?
«La revisione apre la strada alla speculazione edilizia. Una minaccia che, detto per inciso, incombe su tutta l'Italia, non solo sulla Sardegna. Ma il pericolo assume nell'isola una valenza particolare».

- Perché?
«Non si capisce il motivo per cui prima di pensare a nuove costruzioni non si affronti il recupero dei centri semispopolati, la questione dei villaggi abbandonati o disabitati. Non si comprende insomma il mancato ricorso a una politica del riuso di paesini e borghi a volte bellissimi e che, a ogni modo, appartengono alla storia del territorio. Favorendo nuove costruzioni si farebbero nascere i soliti posti per vacanze ormai uguali in tutto il Mediterraneo, dalla Tunisia al Marocco».

- Entrando nello specifico, che cosa pensa di una revisione dei vincoli a salvaguardia delle coste?
«La logica d'azione è la stessa del piano casa lanciato dal governo Berlusconi. Una logica fondata sull'illegalità. Dov'è infatti la norma che a livello nazionale dovrebbe consentire l'attuazione del patto a suo tempo annunciato con le Regioni? Non esiste. Quindi tutti i piani casa varati dalle amministrazioni regionali, compresi quelli fatti dagli esecutivi di centrosinistra, non sono legittimi».

- Nella bozza della giunta Cappellacci si fa riferimento a una quantità di deroghe e alla possibilità di un aumento di volumetrie sino al 25%.
«Che cosa aggiungere? Vale sempre lo stesso discorso, così come per le modifiche ipotizzate sugli indici di fabbricabilità nelle zone interne. Non si capisce quale idea di Sardegna si vuole. Mentre è chiaro un altro aspetto: la straordinaria bellezza dell'isola potrebbe essere alterata in modo devastante».

- A suo modo di vedere, è sbagliato eliminare le intese Comuni-Regione e dare eccessivo spazio alle amministrazioni locali nella difesa di beni che contribuiscono a definire l'identità culturale dell'isola?
«Nessuno si può sognare di fare quel che vuole. E bisogna che i sindaci per primi svolgano correttamente la loro parte. Perché tutti devono rispettare il Codice dei beni dello Stato. Un Codice che prevede una serie di azioni concordate, con responsabilità condivise, tra Municipi, Unioni o Consorzi di Comuni, Province e Regione. In Italia il paesaggio è il grande malato: per curarlo bisogna chiamare a consulto tutti i medici».

- E in Sardegna?
«L'isola non fa eccezione. Anche perché finora ha spesso dimostrato di sapersi difendere meno di altre realtà. Guardiamo, per esempio, la Corsica: là i litorali sono stati preservati molto meglio, i corsi sono riusciti a farsi rispettare più dei sardi. Ma noto che le cose cambiano, che da qualche tempo la sensibilità per la tutela del paesaggio cresce e che i comitati di salvaguardia si stanno moltiplicando ovunque».

- È favorevole all'espansione dei campi da golf e dei porti turistici con sviluppo di residenze e servizi collegati lungo i litorali dell'isola?
«Come potrei esserlo? È una strategia che punta ad assecondare soltanto le passioni dei ricchi. Ma che si rivela estremamente nociva per il territorio. Oltre che, naturalmente, a prevedere profitti solo per le imprese che operano nel settore delle costruzioni».

- In definitiva, che giudizio dà di una revisione della legge salvacoste?

«Mi pare di averlo già detto in modo chiaro: del tutto negativo. E a tutti coloro che parlano soltanto della necessità di costruire di più faccio a mia volta una domanda. Da vent'anni Berlusconi e quelli che la pensano come lui si affannano a sostenere che l'edilizia è il principale motore dell'Italia: ma allora come mai la nostra economia è ferma e le agenzie internazionali ci continuano a declassare?».

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