La Nuova Sardegna

Mistero sulla Madonna di Bonaria: «Quella statua non è l’originale»

Mauro Lissia
Mistero sulla Madonna di Bonaria: «Quella statua non è l’originale»

Cagliari, i dubbi della soprintendenza: il simulacro risalirebbe a un’epoca successiva all’arrivo nell’isola. Il restauro chiarirà il giallo

21 aprile 2009
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La statua esposta nella basilica di Nostra Signora di Bonaria potrebbe non essere quella che i padri Mercedari raccolsero in mare nel 1370, chiusa in una cassa di carrubo, dopo che una nave spagnola finita in mezzo alla tempesta l’aveva abbandonata. Ad affermarlo è la ricercatrice della sovrintendenza ai beni storici, artistici e etnoantropologici Maria Passeroni, che si prepara a coordinare un nuovo intervento di restauro e d’indagine diagnostica sul simulacro ligneo dopo quello del 1957.

«La statua custodita dai padri Mercedari - ha spiegato l’esperta del ministero - ricalca uno stile tipico della seconda metà del 1400, ma il simulacro è approdato in città nel 1370 dentro una cassa lignea arrivata dal mare dopo il naufragio di una caravella. E’ un’incongruenza che tenteremo di spiegare con specifici esami scientifici».

Se la valutazione della Passeroni è corretta la statua oggi venerata sul colle di Bonaria, che ha ispirato i conquistadores spagnoli nella scelta del nome per la capitale argentina Buenos Aires, sarebbe stata realizzata fra ottanta e cento anni dopo quella che sarebbe approdata, spinta da correnti misteriose, all’altezza dell’attuale Su Siccu ma molto più avanti, nell’entroterra, dove in quei tempi arrivava il mare: «Le ipotesi da vagliare sono principalmente due - ha spiegato ancora la ricercatrice - è probabile che l’attuale statua sia stata scolpita nella seconda metà del 1400 sul prototipo contenuto nella cassa lignea, con uno stile caratterizzato da influssi iberici e nordici. C’è poi un’altra spiegazione più radicale - ha aggiunto Maria Passeroni - il simulacro originale potrebbe essere stato sostituito alla fine del 1400 con quello attuale, scolpito con canoni stilistici del periodo».

Saranno gli esami di laboratorio a confermare o smentire questi elementi: le indagini diagnostiche sulla statua cominceranno a fine aprile e andranno avanti sino ai primi di settembre. Sarà usata la tecnica della fluorescenza ultravioletta, che permette di avanzare ipotesi sulla natura di alcuni materiali come vernici, leganti e pigmenti. Poi la radiografia ai raggi X grazie alla quale - ha spiegato la Passeroni - si potranno ottenere informazioni precise sul supporto utilizzato per scolpire la statua, che sarà spostata dall’altare centrale della chiesa e sistemata negli uffici parrocchiali. Forse verrà prelevato un minuscolo frammento di materiale, che poi verrà analizzato per identificare il legno utilizzato e i dati temporali.

I vari passaggi del restauro saranno documentati con una telecamera, perchè il pubblico possa seguirli passo per passo. L’interesse dei fedeli non manca, così come la curiosità: «Sarà fatto tutto alla luce del sole - conferma il viceparroco don Efisio - e ogni ipotesi, perchè ad oggi solo di ipotesi si tratta, sarà valutata con attenzione. Dal punto di vista della fede non cambia nulla, d’altronde la devozione alla Madonna di Bonaria risulta storicamente da ben prima del 1400. Se poi la statua è il risultato di un intervento successivo, per noi cosa può cambiare?».

Una cosa è certa: soltanto alla conclusione dell’indagine-restauro i tecnici avranno in mano dati inconfutabili per dare un’origine e una datazione precisa alla Vergine che i sardi venerano sul colle di Bonaria da sei secoli e mezzo. Da quel giorno in cui - secondo una tradizione considerata vicinissima alla ricostruzione storica - alcuni padri Mercedari videro una cassa scura galleggiare nel bagnasciuga di Su Siccu e la recuperarono. Aperta la cassa, all’interno apparve la statua lignea della Madonna con il bambino Gesù in un braccio e una candela ancora accesa nell’altro. Ad abbandonare la Vergine alle onde sarebbe stato l’equipaggio di una nave partita dalla Spagna il 25 marzo 1370 e sorpresa da una tempesta. Gettata in mare la cassa, secondo la leggenda il mare si placò di colpo.

Da allora la statua di Bonaria, il colle dove nel 1704 venne eretta l’attuale basilica sui resti di una roccaforte aragonese del 1324, fu venerata dai navigatori di tutto il mondo, diede il nome a Buenos Aires e il 13 settembre 1907 il papa Pio X la proclamò patrona massima della Sardegna. Nel 2007 è stato papa Benedetto XVI a celebrare il centenario della proclamazione. Ora però la scienza, spesso in contrasto con la fede religiosa, sembra attaccare almeno in parte il patrimonio di suggestione che la celebre statua di Bonaria porta con sè da quasi settecento anni: c’è stato davvero un simulacro della Madonna giunto a Cagliari in una sorta di fortunato naufragio? La risposta in autunno, se una risposta definitiva ci sarà.
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