La Nuova Sardegna

Rapine, la sfida delle nuove gang

Gianni Bazzoni
Rapine, la sfida delle nuove gang

Dopo il colpo alle Poste la polizia segue una pista precisa

23 gennaio 2009
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SASSARI. Una banda giovanissima ma che sembra avere maturato esperienze importanti. E forse le rapine messe a segno a Sassari sono solo una parte di quelle commesse in giro per la Sardegna. Gli investigatori sembrano essere convinti della «professionalità» dei banditi: «Agiscono con una velocità incredibile, arrivano e scappano a piedi e sanno sempre dove andare», ha spiegato ieri uno degli uomini che, da mesi, segue le indagini sulle rapine a Sassari, cominciate nel dicembre 2006 (il colpo al mercato ortofrutticolo di Predda Niedda, che aveva fruttato un bottino di 50mila euro).

«E’ come se avessero pianificato tutto nei dettagli, con sopralluoghi accurati e prove dei percorsi. Non escludiamo che, dopo il tratto percorso a piedi, trovino sempre una macchina “pulita” ad accoglierli. E finora gli è andata bene. Un paio di volte siamo arrivati a un passo da loro, questione di secondi». L’analisi tecnica - anche quella dell’ultima rapina, che ha visto come obiettivo neanche tanto semplice le Poste di via Alghero - è tutta qui. L’attività investigativa prosegue senza sosta, c’è una pista seria che viene seguita dagli investigatori della squadra mobile di Sassari, guidati dal dirigente Giusy Stellino (ai quali è stata affidata l’indagine coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Maria Grazia Genoese) e il lavoro «è in una fase molto delicata».

Le descrizioni fornite dagli ultimi testimoni - quelli che hanno visto i due banditi da vicino - sembra confermare solo un elemento certo: quello della giovane età, 20-23 anni. Per il resto ci sono dichiarazioni discordi. A cominciare dal terzo componente della banda, il palo che poi fugge a piedi insieme ai due malviventi appena usciti dall’ufficio postale. Stavolta c’è una persona che parla di una donna che corre trafelata insieme ai complici, e l’avvistamento avviene a quasi due chilometri dall’obiettivo (un po’ troppi per la verità), nella zona di via Verona. La figura femminile - se fosse confermata - è la prima volta che compare, ma gli investigatori sospettano che possa trattarsi di un uomo che indossa una parrucca.

Tutte le analisi e le verifiche effettuate nel territorio, con un monitoraggio attento della criminalità locale, sembrano favorire l’idea che ci si trovi davanti a una «banda in trasferta», ragazzi-banditi arrivati da un’area bene identificata e sulla quale - già da qualche tempo - si sono concentrate attività specifiche. E l’accertamento sugli spostamenti, lo studio degli orari, le frequentazioni abituali, e la scelta degli obiettivi rappresentano l’asse portante delle attività svolte finora. Personaggi appartenenti «a un gruppo omogeneo» - secondo gli investigatori, che comunque stanno bene attenti a non fornire particolari che possano pregiudicare le indagini - molto decisi e pronti a tutto.

La conferma anche mercoledì mattina, all’ufficio postale di via Alghero, quando hanno puntato la pistola alla testa di una impiegata e minacciato di morte tutti i presenti, seminando il terrore. Non hanno avuto un attimo di esitazione, neppure quando si sono resi conto che l’allarme era già scattato. Un salto per scavalcare il bancone e il «ritiro» dei soldi dai cassetti. Una cifra importante i 12mila euro, solo che in quel momento l’importo doveva essere assai inferiore, perchè esiste un sistema (collegato a un rullo) che archivia automaticamente un certo numero di mazzette di denaro ogni tante operazioni di cassa. Ma l’apparecchiatura non funzionava, per cui le somme incassate erano ancora tutte lì a disposizione, una situazione particolare che ha giocato a favore dei rapinatori, come se sapessero di poter trovare comunque una somma rilevante. Tanto che non hanno neppure chiesto di poter accedere alla cassaforte.

I tecnici informatici della squadra mobile, ieri hanno analizzato tutto il materiale a disposizione. A cominciare dai filmati (vecchi e nuovi). Purtroppo la situazione - in questo caso - non è incoraggiante. Perchè l’hard-disk del sistema di videosorveglianza dell’ufficio postale di via Alghero ha evidenziato qualche problema e non è stato ancora possibile isolare le immagini dei banditi. Stesso discorso per il filmato girato da una delle telecamere esterne di un locale situato in una delle vie parallele. Gli specialisti della polizia hanno continuato a lavorare anche ieri per cercare di definire un raffronto con le immagini dei rapinatori immortalati in occasione dei colpi alle banche (in via Luna e Sole, via Romita e via Rolando).

All’esame anche la tipologia di alcune auto segnalate nei giorni precedenti il colpo e che potrebbero anche portare a quelli che vengono definiti «personaggi di interesse». Sulle impronte, invece, non c’è grande fiducia: il personale della Scientifica ne ha rilevate diverse sui cassetti, sul bancone e su una delle porte. Ora si andrà per esclusione, ma è quasi certo che i banditi avessero i polpastrelli delle dita protetti dalla colla (come è già accaduto in passato). Per cui quelle impronte potrebbero ricondurre solo a dipendenti e clienti delle Poste.
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