La Nuova Sardegna

Soru, campagna elettorale a Sedilo"Voglio sentire i bisogni della gente"

Pier Giorgio Pinna

17 gennaio 2009
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SEDILO. Il cuore della Sardegna è presidiato per l’atterraggio di Berlusconi: elicotteri con equipaggi che vigilano dall’alto, posti di blocco sulla 131, altre pattuglie che sorvegliano dai cavalcavia le strade per il nuraghe Losa. A qualche chilometro di distanza, nel centro di Sedilo, tra le antiche case di basalto, si respira un’atmosfera diversa. Oltre duecento persone a metà mattina attendono Renato Soru tra commenti sulla campagna elettorale e prime reazioni ai nomi dei candidati inseriti nelle liste.

Nella piazzetta che si affaccia su via La Marmora, chiamata in limba Sa carrera ’e sos ebreos, ci sono due soli militari dell’Arma in divisa. Altri due loro colleghi del paese, di tanto in tanto, passano lungo la via con un’auto di servizio per dare un’occhiata alla situazione. L’ex governatore arriva a bordo di un’Audi, scende e si avvia con un sorriso verso i sostenitori, subito accolto dagli applausi. Non c’è nessuno che lo accompagni. Neppure il segno di una scorta in lontananza. Ed è proprio così, da questi particolari in apparenza secondari, che comincia il primo confronto indiretto della giornata. Da un lato della barricata, l’ex presidente della giunta regionale della Sardegna. Dall’altro, il presidente del consiglio dei ministri e il candidato della coalizione di centrodestra, Ugo Cappellacci.

Differenze di stile. Differenze di contenuti nei discorsi programmatici. Differenze d’impostazione nei rapporti con gli elettori. «Vengo qui da voi non per fare assemblee oceaniche, ma per sentire i bisogni della gente girando di paese in paese», chiarisce subito Soru, prima di proseguire il suo tour verso Bolotana e Orotelli. Non sono insomma le convention a interessare il candidato dello schieramento di centrosinistra che punta a guidare la Regione per altri cinque anni. Secondo quanto lui stesso sottolinea a più riprese, quel che conta in questa fase è la possibilità di «scegliere insieme». «Dobbiamo chiederci se vogliamo decidere noi di aiutarci da soli oppure se ci accontiamo che qualcuno venga da fuori con i suoi ministri a darci pacche sulle spalle e a prometterci cose che certamente non è in condizioni di mantenere», rimarca Soru.

Il riferimento, esplicito, è al mini-piano Marshall annunciato dal ministro La Russa a sostegno della Sardegna. L’ex governatore, voce dai toni un po’ bassi per una leggera influenza, continua nel suo duello a distanza con Berlusconi e Cappellacci, che proprio in quel momento stanno per lasciare l’area archeologica vicino alla Carlo Felice. E lancia accuse precise. «Vedo che ora tutti si dilungano sui problemi della nostra isola — dice — Peccato che sino a qualche settimana fa, e per i primi sei-sette mesi di governo del centrodestra, non abbia mai sentito parlare di niente del genere. Ho ascoltato discussioni interminabili sull’Alitalia. E non ho mai avvertito alcun accenno alla crisi di Meridiana. Ho visto la preoccupazione romana per la recessione. E non ho mai osservato, se non in queste ore, qualcuno che si occupasse della chimica sarda. E chi si è peritato sino a oggi di salvaguardare la nostra autonomia e il nostro Statuto regionale? Il governo Berlusconi?».

«Non credo proprio», ha proseguito incalzante l’ex presidente dando di volta in volta una risposta alle domande che lui stesso poneva. «La realtà dei fatti — ha concluso su questo punto nella prima tappa del suo giro preelettorale a pochi passi dai luoghi dove trascorse l’infanzia e l’adolescenza Antonio Gramsci — è completamente diversa. A Roma si progetta di tagliare l’istruzione pubblica e la ricerca universitaria. Noi invece abbiamo stanziato nuovi fondi per garantire la conoscenza, permettere agli studenti di beneficiare degli assegni di merito, poter contare sui master and back. Offriamo ai giovani l’opportunità di completare meglio la loro preparazione sulla penisola e all’estero. Poi li aiutiamo a rientrare».

Se i sostenitori hanno prestato grande interesse alle assicurazioni di Renato Soru nelle prime soste della mattinata di sabato, l’attenzione forse maggiore si è avuta proprio a Sedilo. Un paese che, tra mille contraddizioni, cerca di dimenticare aspetti drammatici del suo passato recente. Dal sequestro e dall’autoliberazione di Titti Pinna nell’ovile-prigione a tre chilometri dall’abitato ai fatti di sangue costati la vita a diversi ragazzi, uccisi con fredda determinazione in una spirale di morte. Ma non è solo la criminalità a creare malessere. Sedilo, così come i centri delle altre soste di Soru e molti paesi vicini, soffrono per lo spopolamento, per la minaccia di chiusura delle scuole di minori dimensioni, per la precarietà del lavoro, per i nuovi fenomeni di emigrazione, per la mancanza di certezze sullo sviluppo dell’agro-zootecnia, per l’agonia della grande industria di Ottana. Tutti temi toccati più volte nel corso della mattinata dalle persone intervenute in appoggio della candidatura del governatore uscente. Tutti temi spesso richiamati in convegni, dibattiti, tavole rotonde che hanno preceduto in questi mesi gli appuntamenti di ieri.

Così, di fronte a un grande murale che a Sedilo è stato realizzato davanti alla sede della cooperativa dei pastori per ricordare i riti di s’arzòla, la mietitura, Renato Soru si è di nuovo soffermato sui tentativi compiuti dalla sua giunta per ridare spazio all’allevamento e all’agricoltura. E ha insistito a lungo, con particolare calore, sulla necessità di continuare il percorso intrapreso dalla sua giunta per fare studiare e formare al meglio le generazioni del domani. Quel concetto caro a Gramsci, il grande pensatore di Ales, che spesso lo stesso Soru ha voluto richiamare per avvertire i giovani della Sardegna: «Istruitevi perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza».
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