La Nuova Sardegna

Oristano

Non abusò dei figli: assolto e scarcerato

di Enrico Carta
Non abusò dei figli: assolto e scarcerato

Terminato dopo 17 anni il calvario giudiziario di Saverio De Sario. Era finito dietro le sbarre per una calunnia della moglie

22 aprile 2017
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ABBASANTA. Succede tutto in mezza giornata. Poco dopo le undici arriva l’assoluzione, alle quattro del pomeriggio le porte del carcere si aprono per l’ultima volta. Saverio De Sario, 47 anni di Abbasanta, stavolta esce senza manette e senza la scorta della polizia penitenziaria. Dopo un calvario di diciassette anni, è finalmente innocente anche per lo Stato italiano e non solo per la sua coscienza che ben sapeva che gli abusi sessuali nei confronti dei figli, per i quali era stato condannato, non erano mai stati commessi.

Vittima di una calunnia, di un macabro disegno orchestrato dall’ex moglie che si era servita dei due inconsapevoli bambini e di un clamoroso errore giudiziario, Saverio De Sario stava scontando undici anni. Era stato in carcere per un anno e quattro mesi al tempo della custodia cautelare intervenuta tra il 2001 e il 2002. Poi erano cessate le esigenze ed era stato rilasciato, ma sin dal processo di primo grado era un «condannato», separato dai figli intanto accolti a Brescia in un istituto per minori. Gli era rimasta la speranza di veder cancellata la sentenza di primo grado e invece nulla si era smosso. In appello era arrivata la conferma e in Cassazione, a luglio 2015, quella che era parsa come la pietra tombale sulla vicenda.

C’era solo una possibilità, peraltro assai remota: la revisione del processo. Per ottenerla doveva arrivare quell’elemento clamoroso che da solo avrebbe potuto ribaltare l’esito di un processo già concluso. La capovolta della giustizia inizia nel momento in cui i figli di Saverio De Sario compiono diciotto anni. Gabriele e Michele, che all’epoca della denuncia avevano 12 e 9 anni, parlano. Si armano di forza e dopo aver raccontato all’avvocato Massimiliano Battagliola la loro vicenda, ripetono le stesse cose di fronte a nuovi magistrati. Spiegano di essere stati costretti o plagiati dalla madre affinché accusassero il padre; negano che tutto quello per cui era stato condannato sia mai avvenuto.

Nemmeno questo, inizialmente sembra essere sufficiente. La prima istanza di revisione del processo viene respinta. Serve un nuovo ricorso in Cassazione perché le novità giudiziarie non vengano ignorate e un innocente resti in carcere per undici anni. E allora finalmente si riparte da capo. Stavolta non sono i tribunali di Oristano e Cagliari a intervenire, ma quello di Perugia. Intanto Saverio De Sario, ancora detenuto, viene trasferito nel carcere di Terni più vicino alla nuova sede del processo. Stavolta la giustizia cammina spedita: nel giro di pochi mesi la revisione è completata e ieri mattina tutto finisce. Bisogna attendere il dispositivo per lasciare il carcere, ma quelle ore volano come mai nessun’altra dietro le sbarre. Quando esce è quasi un eroe tra telecamere e microfoni, di fronte alle quali si lascia andare alle prime dichiarazioni unite all’abbraccio ai figli e ai familiari: «È una giornata speciale, ne avremo tante davanti per rimettere ogni cosa al suo posto. È stata un’esperienza che mi ha fatto vedere la vita da una prospettiva dalla quale mai avrei creduto di osservarla. La giustizia è arrivata, lenta ma è arrivata. Mi hanno ridato oggi la libertà, ma nulla avevo fatto perché mi venisse tolta». Tolta, assieme a diciassette interminabili anni di vita.

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