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Reddito di inclusione sociale, cresce il coro di “no”

Reddito di inclusione sociale, cresce il coro di “no”

PAULILATINO. S’ingrossano le file dei Comuni che stanno facendo appello alla Regione perché riveda le disposizioni sul reddito d’inclusione sociale. Alla stregua di altre amministrazioni, anche...

27 marzo 2017
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PAULILATINO. S’ingrossano le file dei Comuni che stanno facendo appello alla Regione perché riveda le disposizioni sul reddito d’inclusione sociale. Alla stregua di altre amministrazioni, anche quella paulese ritiene che l’introduzione del Reis per rafforzare il Sostegno d’inclusione attiva istituito a livello nazionale andrà a discapito dei più indigenti.

In un documento indirizzato al governatore Pigliaru, all’assessore alla Sanità, al presidente e ai capigruppo del Consiglio regionale e all’Anci Sardegna, la giunta di Domenico Gallus contesta il principio e il metodo e mette in discussione il carattere di equità del reddito d’inclusione sociale.

Nel contempo chiede di ripristinare in favore dei Comuni i fondi concessi a sostegno dei programmi di contrasto alle estreme povertà e di accordare agli enti locali l’autonomia nel regolamentare l’erogazione degli aiuti economici agli utenti.

«Oltre a una disponibilità economica dimezzata rispetto al programma di contrasto delle povertà, il Reis prevede l’esclusione dalle provvidenze di gran parte dei cittadini, con un conseguente e inevitabile aumento del malessere sociale», dicono Domenico Gallus, Serafino Oppo e Osvaldo Licheri, che considerano il reddito sociale un doppione del Sia.

«Con la loro applicazione gran parte delle persone inserite nel servizio civico subiranno penalizzazioni in termini di inserimento sociale e di riconoscimento pecuniario, o ancora peggio, non potranno beneficiare né del Sia né del Reis, creando fasce privilegiate fra i più poveri delle comunità», si legge nel documento di protesta.

Maria Antonietta Cossu

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