La Nuova Sardegna

Oristano

Spopolamento, il lavoro è l’unica cura

ORISTANO. «La Cisl non può assecondare politiche che negli ultimi anni hanno prodotto solamente la fuga dei giovani e lo spopolamento»: è netta la posizione di Federica Tilocca, segretario...

07 marzo 2017
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ORISTANO. «La Cisl non può assecondare politiche che negli ultimi anni hanno prodotto solamente la fuga dei giovani e lo spopolamento»: è netta la posizione di Federica Tilocca, segretario provinciale della Cisl, qugli interventi della Regione in tema di lavoro. In un documento, la segretaria della Cisl ricorda alcuni dati: «I giovani seguono il “vento del lavoro”. Dove ci sono possibilità, o almeno speranze occupative, la carta d'identità punta verso il basso; nei paesi in cui disoccupazione e paralisi economica la fanno da padrone invece spopolamento e invecchiamento a tutto spiano. Due esempi nel nostro territorio: A Palmas Arborea equilibrio quasi perfetto tra giovani e anziani con l'indice di vecchiaia al 122 per cento. A Soddì, il paese con il più alto indice di vecchiaia di tutto l’Oristanese, invece il rapporto è 10 anziani per ogni ragazzo tra zero e 15 anni».

Secondo Federica Tilocca «l’unica cura demografica efficace è il lavoro. La Regione questo lo sa, ma ancora non dà segnali significativi in questa direzione. Gli interventi strutturali non dipendono dalla buona volontà dei sindaci, ma dalla capacità della Giunta di varare progetti e programmi in grado di mettere ali all'economia. Finora il sindacato non li ha visti».

Turismo e agricoltura dovrebbero essere settore trainanti di sviluppo: «Invece - prosegue Federica Tilocca -sono ancora fermi a un “nanismo” di mercato fai da te e a visioni bucoliche di un mondo agricolo che avrebbe invece bisogno di robuste iniezioni agroindustriali con coinvolgimento massiccio di giovani diplomati e laureati. La provincia di Oristano rappresenta l'anello debole del turismo sardo sia per numero di posti letto sia per carenze infrastrutturali».

La Cisl ritiene che il turismo da solo non possa risolvere i problemi lavorativi del territorio: «La storica vocazione agroindustriale deve fare il salto di qualità atteso da decenni: aggregazione dei prodotti, trasformazione, confezionamento, stoccaggio, distribuzione». Ma per ottimizzare il tutto «la rete dei trasporti e delle infrastrutture diventa fondamentale».

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