La Nuova Sardegna

Oristano

Sotto il cavalcaferrovia una discarica di rifiuti

di Simonetta Selloni
Sotto il cavalcaferrovia una discarica di rifiuti

Simaxis, manca la variante al progetto che tenga conto dei diversi materiali La ditta appaltatrice, la Cidieffe, ne ha segnalato la presenza un anno fa a Rfi

27 settembre 2016
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SIMAXIS. Nel cantiere del costruendo – e chissà se sarà mai ultimato – cavalcaferrovia lungo la tratta Cagliari-Golfo Aranci, ieri sono iniziate le operazioni dell’accertamento tecnico preventivo disposto dal Tribunale di Cagliari. Un atto richiesto dalla Cidieffe di Colico, appaltatrice dell’opera commissionata da Rete ferroviaria italiana, che il 6 luglio scorso ha avviato la procedura di risoluzione dell’appalto addebitando alla Cidieffe ritardi nell’esecuzione dei lavori.

Ieri nel cantiere si sono trovati il consulente tecnico nominato dal Tribunale, ingegner Giorgio Aru; per conto di Rfi, l’ingegner Lucia Coa, responsabile unico del procedimento, mentre per la Cidieffe c’era l’ingegner Rolando Crespi, procuratore speciale della ditta e autore del progetto esecutivo dell’opera.

Al centro dell’accertamento ci sono i quesiti ai quali il consulente dovrà rispondere, entro il 15 dicembre. Dovrà verificare lo stato dei luoghi e dire se sui fronti di scavo e nei terreni di sbancamento, e al di sotto del piano di lavoro per una profondità ulteriore di un metro, si trovino presenti materiali non assimilabili a terre e rocce di scavo, classificabili come rifiuti pericolosi – anche contenenti amianto – e comunque diversi da terre e rocce da scavo. Bisognerà capire se la presenza di questi materiali diversi consenta la prosecuzione dei lavori secondo quanto previsto dal progetto. Il consulente dovrà redigere lo stato di consistenza dei lavori. Che Rfi non ha fatto, ragione per la quale la Cidieffe non ha ancora consegnato il cantiere.

Ora, al di là del ritrovamento di amianto che risale al 23 giugno scorso, la Cidieffe denunciato da oltre un anno la presenza di una incredibile quantità di rifiuti, i più disparati. Lo aveva già evidenziato la bonifica bellica, i cui tempi hanno pesantemente dilatato un appalto la cui conclusione era prevista entro ottobre 2016. Il cantiere posa in parte sull’ex cava Cespo, attiva tra gli anni settanta e chiusa nel duemila. E se la prima bonifica bellica, sull’altro versante della strada da Silì a Simaxis, si era conclusa nel gennaio 2015 senza problemi, una volta saltata la strada le rilevazioni avevano evidenziato la necessità di verificare che cosa, mezzo metro sotto la quota prevista dai controlli, stesse facendo impazzire gli strumenti di rilevazione. Cera di tutto: carcasse d’auto, gomme, parti metalliche. A quel punto – siamo ad aprile 2015 – la Cidieffe si era rivolta a Rfi per chiedere una proroga, quindi una sospensione dei lavori, sollecitando una variante al progetto che tenesse conto della mutata situazione ambientale, con una crescita abnorme dei rifiuti da conferire e della loro diversa tipologia. La variante non è mai stata fatta, il rallentamento dei lavori è stato assunto da Rfi quale causa di risoluzione contrattuale. Ora bisognerà capire chi (Asl? Rfi?) si assumerà la responsabilità di dire che, amianto a parte, si dovrà continuare a realizzare un’opera che di fatto poggia su una discarica mai isolata né bonificata. E che, sorta quando le discariche erano ammesse, sta restituendo materiali ben diversi da quelli da cava di cui la committenza Rfi aveva evidenziato la presenza alla Cidieffe.

Delle sorti di questo cantiere si occupa anche la Procura di Oristano. Alla quale si sono rivolti, nell’ordine, la Cidieffe, l’Associazione ex esposti amianto, e l’Asl. Rfi si è riservata di farlo, per ritornare in possesso di un cantiere che rischia di diventare infinito.

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