La Nuova Sardegna

Oristano

Nel paradiso del windsurf non c’è spazio per lo sport

di Claudio Zoccheddu
Nel paradiso del windsurf non c’è spazio per lo sport

Le coste dell’Oristanese sono il massimo per gli appassionati delle tavole a vela I surfisti chiedono attenzione e propongono un modello turistico innovativo

09 maggio 2016
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ORISTANO. Vento, onde, mare. Un trinomio che fa girare la testa agli appassionati di tavole a vela. Un esercito di skipper sui generis che invade le spiagge dell’oristanese appena il Maestrale è in grado di gonfiare vele e aquiloni, d’inverno ma anche in estate.

Nonostante il movimento sia in crescita e possa risolvere perlomeno in parte il problema della destagionalizzazione dell’offerta turistica – windsurf e kitesurf si praticano soprattutto durante l’inverno – le coste dell’oristanese offrono pochissimo ai tanti appassionati di questo tipo di vele, nonostante il Sinis sia considerato quasi come la Mecca per gli amanti delle tavole a vela.

Mancano le strutture, ma in questo caso si tratta di una carenza atavica, ma non ci sono nemmeno le zone riservate e la convivenza estiva tra i tanti appassionati e i semplici bagnanti può diventare un problema.

E forse per evitare spiacevoli inconvenienti qualcuno ha deciso di uscire allo scoperto e di lanciare una proposta indirizzata alla classe politica: «La cecità delle amministrazioni locali nei confronti della nautica, e soprattutto degli sport nautici legati al vento e alle onde, è totale», spiega Marcello Tore, surfista 56enne che segue vento e onde da una vita, «spesso veniamo considerati un problema, quasi una rottura di scatole. Le amministrazioni non capiscono il valore, anche economico, in termini di turismo eppure sarebbe sufficiente riservare un piccolo spazio di spiaggia, anche fuori mano. Decine di surfisti e di kiters pagherebbero volentieri l’accesso alla spiaggia pur di una fare bella surfata. Invece non c’è niente, solo divieti».

Ovviamente, l’esperto surfista si riferisce alla stagione estiva, quando le spiagge sono tappezzate di ombrelloni e teli da mare e non tutti hanno la voglia di spendere il tempo libero andando a caccia di vento e onde. A onor del vero, se la convivenza è difficile la colpa non è solo dei bagnanti intransigenti. Parte della responsabilità è anche di chi scambia i litorali per circuiti da percorrere a tavoletta o per vetrine in cui esporre evoluzioni e passaggi radenti.

Ecco perché l’idea di riservare un angolo del paradiso del vento alla pratica delle discipline sportive potrebbe essere una buona idea, anche perché se c’è una qualcosa che non manca è proprio lo spazio da dedicare ai windsurf e ai kitesurf. Non solo, il Sinis e l’oristanese potrebbero sfruttare la passione dei velisti per rilanciare il nome della località con un impegno economico che, tutto sommato, potrebbe essere davvero irrisorio.

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