La Nuova Sardegna

Oristano

Educatori senza stipendio, la protesta va in Regione

di Michela Cuccu
Educatori senza stipendio, la protesta va in Regione

In carico alla Provincia, in sessanta da molti mesi non ricevono più il salario Assistono centoventi studenti con difficoltà: fine anno scolastico a rischio

07 maggio 2016
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ORISTANO. «Andremo alla Regione, per capire cosa realmente stia bloccando i nostri stipendi». Gli educatori per l’assistenza agli studenti disabili che frequentano le scuole superiori ieri mattina hanno protestato sotto il palazzo della Provincia. Con loro anche i genitori degli studenti, per nulla intenzionati a prendere in considerazione l’ipotesi che ai loro figli possa essere negato il diritto all’istruzione. Senza gli educatori, però, la scuola, il diploma, diventerebbero mete impossibili per i centoventi ragazzi diversamente abili che frequentano vari istituti superiori della provincia. Non potrebbero andarci, a scuola, perché verrebbero a mancare i mezzi di trasporto, fino ad ora garantiti dalla Provincia, che da quando è in via di smantellamento, non ha più soldi in bilancio. Neppure un centesimo in cassa per anticipare il pagamento degli stipendi che, vengono erogati a piccoli acconti da febbraio, mentre mancano all’appello il saldo di dicembre 2015 e non sono arrivati ancora neppure quelli di marzo. Per i sessanta educatori che operano negli istituti superiori ha avuto l’effetto di una doccia fredda, la comunicazione (in realtà attesa) del Commissario straordinario, Massimo Torrente, che incontrandoli, ieri mattina ha spiegato come la Provincia non abbia ancora ricevuto i soldi, già chiesti alla Regione, per gli stipendi di aprile, maggio e giugno. Il rischio è insomma quello di trovarsi a lavorare gratis, ipotesi inaccettabile per chiunque. Senza considerare che dal prossimo anno scolastico ancora nessuno ha idea di quale ente, forse, ma non è chiaro, le Unioni dei Comuni, si farà carico del servizio, che costa all’anno circa un milione di euro, che comprende anche le spese del trasporto degli studenti che vivono in zone anche piuttosto lontane dalle scuole. In altre parole, c’è il rischio che i centoventi studenti disabili delle Superiori, da settembre non potranno continuare ad andare a scuola. Mauro Tuveri, coordinatore degli educatori, spiega «e se fino ad ora abbiamo continuato a garantire il servizio, malgrado le enormi e immaginabili difficoltà di chi lavora senza essere pagato, è stato unicamente per senso di responsabilità. Quello all’istruzione è un diritto costituzionale e comunque, non ce la sentiamo di lasciare questi ragazzi e le loro famiglie, da soli». «Se i nostri figli non potessero andare a scuola sarebbe come condannarli all’isolamento», dice infatti Carla Scarcioni, madre di due ragazzi con disabilità «la scuola è fondamentale per tutti, soprattutto per chi altrimenti, non avrebbe alcuna opportunità, non solo di di istruirsi, ma anche di socializzare».

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