La Nuova Sardegna

Oristano

Amianto e rifiuti in via Olbia, la Regione obbligata alla bonifica

di Enrico Carta
Amianto e rifiuti in via Olbia, la Regione obbligata alla bonifica

Laboratorio ex Isola, la Asl ha comunicato tutti i dati al Comune che ora emetterà l’ordinanza Verrà imposta la completa rimozione di tutti gli elementi che creano un pericolo per la salute

23 settembre 2015
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ORISTANO. I sigilli sono solo il primo atto. Il secondo, conseguente all’intervento degli agenti della sezione di polizia giudiziaria del Corpo Forestale, sarà quello di cancellare la bomba ecologica che da anni incombe su una parte del quartiere del Sacro Cuore. Amianto, rifiuti ferrosi, altre tipologie di rifiuti catalogati come pericolosi, inquinanti e con procedure di smaltimento particolari giacciono nell’ex laboratorio per la produzione di ceramica del defunto ente regionale Isola, che per anni si era occupato della promozione dell’artigianato sardo e aveva scelto via Olbia come propria sede oristanese.

Ora che l’Isola non c’è più, restano, oltre al vuoto amministrativo magari non troppo sentito, anche le scorie. Il blitz della polizia giudiziaria, arrivato dopo la segnalazione alla procura dell’Associazione Areas e una notevole campagna di stampa, avrà quindi delle conseguenze immediate non soltanto sull’inchiesta del pubblico ministero Andrea Chelo, che per ora è contro ignoti ma che si pone come obiettivo di arrivare ai responsabili di questa mancanza che ha portato a commettere il reato ambientale.

È proprio questo il punto. Il reato ambientale è palese, perché le analisi affidate alla Asl hanno già certificato la pericolosità dei materiali con cui è costruito l’edificio oggi decadente e dei rifiuti gettati da cittadini senza coscienza di essere tali. Mentre l’indagine andrà avanti, la polizia giudiziaria ha fatto già un ulteriore passo chiedendo alla Asl di comunicare direttamente al Comune la pericolosità della zona. Pur non essendo proprietario dello stabile e del giardino trasformato in immondezzaio, il Comune deve fare un passo burocratico necessario e cioè formulare l’ordinanza con la quale impone al proprietario e quindi alla Regione la bonifica dell’area.

Compiuto questo passo da parte dell’amministrazione comunale, la Regione si troverà con le spalle al muro e dovrà quindi provvedere a risanare la zona provvedendo allo smaltimento dell’amianto e degli altri rifiuti pericolosi. Ovviamente non potrà aspettare il giorno che non arriva mai, com’è accaduto sinora quando, nonostante le segnalazioni di chi abita vicino all’ex laboratorio tra via Olbia e via La Maddalena, c’è stato un rimpallo di linea tra vari uffici perché dopo la cancellazione dell’Isola, nessuno ha ricevuto l’incarico di gestirne le strutture e di effettuare anche il minimo controllo.

In questo vuoto normativo si sono inseriti i tanti incivili che hanno scambiato l’area recintata ma facilmente accessibile per una discarica autorizzata. Ora oltre all’amianto, l’intera comunità dovrà farsi carico della spesa, si ipotizza di 200mila euro, per la bonifica anche di quegli oggetti che sarebbero potuti tranquillamente essere portati all’ecocentro comunale che dista solo poche centinaia di metri da via Olbia.

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