La Nuova Sardegna

PAULILATINO. C’è un colpo di scena nell’indagine sull’omicidio di Giovanni Casula. La difesa, affidata all’avvocato Marcello Sequi, ha infatti chiesto l’annullamento di alcuni importantissimi atti che hanno portato gli inquirenti sino a Gavino Madau, l’allevatore di 46 anni arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di aver ammazzato con un tubo di ferro il compaesano. Ieri mattina, di fronte al giudice per le indagini preliminari Silvia Palmas, si è svolto l’interrogatorio di garanzia, ma prima ancora che l’indagato scegliesse tra le opzioni che gli sono concesse – avvalersi della facoltà di non rispondere, fornire dichiarazioni spontanee o sottoporsi all’interrogatorio – il suo legale ha posto al giudice un delicato problema procedurale. Secondo l’avvocato Marcello Sequi una parte delle intercettazioni sarebbe infatti inutilizzabile e questo renderebbe molto complicato il lavoro degli inquirenti.

Le microspie nell’auto di Gavino Madau sarebbero state inserite in un periodo di molto precedente a quello del delitto di Giovanni Casula, avvenuto la notte tra il 30 e il 31 ottobre. Gli inquirenti avevano infatti effettuato degli accertamenti sull’attuale indagato anche in occasione dell’omicidio di Serafino Angelo Vidili, il delitto di San Silvestro del 2011 tuttora irrisolto. I sospetti si erano concentrati, tra le altre persone, anche in quell’occasione su Gavino Madau senza però portare all’esito che i carabinieri avrebbero sperato. Nel frattempo il sistema di intercettazione aveva proseguito nella sua opera, registrando, tra le altre, proprio quelle conversazioni che hanno convinto prima i carabinieri, poi il pubblico ministero Paolo De Falco e infine il giudice per le indagini preliminari che ci si trovasse di fronte all’uomo giusto per risolvere il mistero del delitto di Giovanni Casula.