La Nuova Sardegna

Oristano

Lingua blu, allevamento dissequestrato

Il caso di blue tongue era scoppiato a Sorradile. In provincia di Oristano si contano solo due decessi

21 dicembre 2014
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SORRADILE. Archiviato anche il secondo caso di lingua blu nella provincia di Oristano. Nei giorni scorsi Asl 5 e Comune hanno disposto la revoca dell’ordinanza di sequestro sanitario dell’azienda ovina dove a fine ottobre era scoppiato un focolaio di blue tongue. Il provvedimento di dissequestro è scattato al termine del regime di isolamento in cui per sessanta giorni è stato tenuto il gregge. Eccezion fatta per il capo ovino morto e gli altri due esemplari che avevano contratto l’infezione, durante il periodo di quarantena non si sono verificati altri casi di contagio del morbo. Nell’Oristanese il numero dei decessi resta dunque fermo a due. La casistica è bassissima anche a livello regionale: negli otto centri d’infezione sono morti appena una quindicina di capi. Il primo ovino della provincia di Oristano a contrarre il morbo quest’anno è stato un ariete di un’azienda sedilese, dove il focolaio si è estinto tre settimane fa. Nel frattempo sono stati ultimati i prelievi a campione condotti dall’Asl in 108 aziende dell’Oristanese. Dalle analisi è risultato un caso di positività sierologica a Gonnosnò ma senza sintomatologia clinica. Nessun focolaio, ma la circolazione virale è un segnale che obbliga il servizio veterinari pubblico a monitorare ancor più attentamente la situazione. Per questo l’ Azienda sanitaria locale ha fatto ulteriori accertamenti sul campione ematico prelevato nell’allevamento della Marmilla. Gli esami riveleranno se la circolazione del virus riscontrata in un capo non vaccinato sia recente. «La vaccinazione ha funzionato – dice Antonio Montisci, responsabile del servizio di Salute animale, che precisa – è servita a limitare i danni nelle pecore ma non a eliminare totalmente la circolazione virale, anche per la resistenza di alcuni allevatori. Per il 2015 mi auguro che anche la circolazione virale scompaia, ma serve la massima disponibilità dei pastori a vaccinare».

Maria Antonietta Cossu

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