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Oristano

vendita di case

Truffa e estorsione, condannato un imprenditore

di Enrico Carta
Truffa e estorsione, condannato un imprenditore

RIOLA SARDO. Vendita di case con truffa ed estorsione? Secondo il giudice monocratico, Francesco Mameli, è andata proprio così nel 2007 quando l’imprenditore immobiliare Ovidio Putzolu strinse un...

19 novembre 2014
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RIOLA SARDO. Vendita di case con truffa ed estorsione? Secondo il giudice monocratico, Francesco Mameli, è andata proprio così nel 2007 quando l’imprenditore immobiliare Ovidio Putzolu strinse un patto con tre acquirenti a condizioni che sarebbero poi andate oltre la sfera delle normali relazioni tra venditore e compratori. Il problema è che, in due casi, alla base di tutto ci sarebbe stato un raggiro, mentre nel terzo la richiesta sarebbe sfociata proprio nell’estorsione. Per questo è arrivata la condanna a quattro anni e sei mesi. Secondo quanto ricostruito dal pubblico ministero Marco Ulzega, tutto sarebbe iniziato con le trattative per l’acquisto degli appartamenti. Il suggerimento che Ovidio Putzolu dà è quello di accendere un mutuo e di chiederlo leggermentte più alto della cifra che serve per comprare la casa. Il motivo sta nel fatto che bisognava pagare l’Iva e altre imposte, con l’imprenditore che si impegnava a restituire la cifra, una volta che la vendita si sarebbe ultimata. A scanso di equivoci erano state firmate anche delle scritture private che poi si sono rivelate molto utili per la pubblica accusa, che accanto alle denunce ha potuto portare in aula alcune prove documentali.

Quelle cifre, una volta concluso l’affare, non sarebbero ritornate nelle tasche dei nuovi proprietari degli immobili, che, in uno dei tre casi, sarebbero state vittime anche di estorsione. L’imprenditore avrebbe infatti richiesto la cifra di 3mila e 400 euro come anticipo dell’Iva, minacciando di non stipulare l’imminente atto di vendita se il corrispettivo non fosse stato versato anticipatamente.

Il problema, per l’imprenditore, nasce dopo ovvero con le denunce nelle quali viene accusato di aver intascato indebitamente quasi 27mila euro. In aula, assistito dagli avvocati Giuseppe Motzo e Roberto Dau si difende. Spiega che quei soldi gli erano dovuti e andavano legittimamente incassati perché frutto della compravendita e di accordi che erano stati raggiunti coi tre compratori. Quel foglietto di carta, in cui si parlava di restituzione dei soldi non avrebbe dovuto quindi avere alcun valore e non poteva certo essere di supporto alle denunce. Secondo il pubblico ministero e l’avvocato di parte civile Marcello Sequi, Ovidio Putzolu non era però titolato a chiedere l’Iva o altri tributi per via della sua qualifica professionale. Così quei soldi che la banca aveva direttamente girato sul suo conto corrente non avrebbero mai dovuto prendere quella direzione. Nè tanto meno, sarebbe dovuta arrivare la minaccia di non firmare l’atto di vendita nel caso del mancato pagamento di denaro in anticipo.

Alla fine della requisitoria il pubblico ministero ha chiesto la condanna rimettendosi alla valutazione del giudice per l’entità della pena, mentre la difesa ha sollecitato l’assoluzione. Ma ha prevalso l’accusa.

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