La Nuova Sardegna

Oristano

Cuglieri, i cacciatori dicono no agli ambiti territoriali

di Piero Marongiu

CUGLIERI. Tra poco più di una settimana apre la stagione di caccia al cinghiale e, come di consueto, tornano le polemiche di chi vede nell’esercizio venatorio qualcosa di riprovevole e nei cacciatori...

26 ottobre 2014
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CUGLIERI. Tra poco più di una settimana apre la stagione di caccia al cinghiale e, come di consueto, tornano le polemiche di chi vede nell’esercizio venatorio qualcosa di riprovevole e nei cacciatori individui privi di scrupoli che si divertono a uccidere animali che non si possono difendere. Ma, quell’etichetta, definita frutto di luoghi comuni semplicistici, i cacciatori non ritengono di meritarla. Marco Pisanu, presidente regionale dell’associazione Caccia Pesca Ambiente e Sport, di fronte a un elevato numero di cacciatori e capicaccia, aprendo i lavori di un convegno che si è tenuto nel salone dell’ex Seminario, ha ricordato che i cacciatori sono spesso chiamati a fornire il loro aiuto quando si tratta di risolvere problemi legati alla proliferazione incontrollata della fauna selvatica, dannosa per le colture.

«I cacciatori – ha detto Marco Pisanu – non si sono mai tirati indietro quando si è trattato di intervenire per tutelare l’integrità dei nostri boschi dal pericolo degli incendi e non ci stanno a passare per quelli che distruggono tutto. Semmai è vero il contrario». In Sardegna gli amanti delle doppiette sono oltre quarantamila e muovono un indotto, senza considerare il costo della tassa annuale versata sul conto della regione, di qualche milione di euro. «Andare a caccia – ha detto ancora Marco Pisanu – sta diventando sempre più dispendioso e, se passa quanto previsto dalla legge 157/92, che contempla l’istituzione degli Ambiti Territoriali di Caccia, rischia di diventare uno sport per soli ricchi». Già sperimentati da una ventina di anni nella penisola con risultati definiti dalle associazioni venatorie fallimentari, cancellerebbero le autogestite e istituirebbero zone di caccia esclusive per il tipo di selvaggina che si intende cacciare, con costi di gran lunga superiori a quelli attuali. «I Cacciatori sardi – ha concluso Marco Pisanu – non vogliono gli Atc. A differenza di quello che avviene in molte altre regioni, volontariamente, abbiamo scelto di svolgere l’attività venatoria solo due volte la settimana, proprio per tutelare maggiormente la fauna selvatica».

Dal convegno è emersa anche l’importanza dei cani, che devono essere ben addestrati e ben alimentati. A parlarne è stato Giovanni Biccai, medico veterinario. Definito molto importante anche il filmato sugli effetti prodotti dall’uso di armi ad anima liscia e ad anima rigata in materia di sicurezza. Infine, l’assessore provinciale, Gianfranco Attene, nel ribadire l’importanza del rispetto delle regole durante l’esercizio dell’attività venatoria, si è detto disponibile ad organizzare una riunione formativa con tutti i capicaccia per migliorare la sicurezza.

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