La Nuova Sardegna

Oristano

Ente Foreste, nuova protesta dei precari

Circa 1.300 lavoratori chiedono la stabilizzazione. Da tempo lavorano solo sei mesi all’anno

15 settembre 2014
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ORISTANO. Sono sul piede di guerra i 1.300 precari dell’Ente Foreste. Annunciano per ottobre una marcia su Cagliari, con una manifestazione davanti alla sede della giunta regionale, se non avranno certezze sulle tanto attese stabilizzazioni. I sindacati, alcuni mesi fa, avevano annunciato l’avvio delle trattative con il nuovo commissario dell’Ente Foreste. Da allora nulla si è mosso.

«Nonostante ci siano sia la legge e soprattutto le risorse finanziarie – ha osservato un precario – la Regione ancora non ha avviato l’iter amministrativo che dovrebbe portare alla nostra stabilizzazione. Molti di noi si trovano in una situazione di incertezza da decenni. Ora l’unico impedimento al nostro passaggio definitivo dipende solo dalle lungaggini burocratiche, accentuate dopo il rinnovo del consiglio di amministrazione».

Negli accordi già definiti si era ipotizzato, attraverso la parte politica, di poterne stabilizzarne almeno cinquacento entro la fine dell’anno. Il resto sarebbe stato collocato entro il 2015. Le possibilità che ciò avvenga sono in aumento rispetto al passato, anche se l’avallo dovrebbe arrivare dalla giunta regionale.

«Ci era stato annunciato che sarebbero state avviate entro il 2014 le prime stabilizzazioni – racconta un lavoratore precario da oltre quindici anni –. Siamo a settembre e non si vedono risultati. Non ci siamo mai tirati indietro e abbiamo continuato a garantire il nostro massimo impegno anche in questa stagione antincendio, nonostante le tante difficoltà». È impensabile che i 1.300 lavoratori stagionali di tutta la Sardegna, utilizzati solo per sei mesi all’anno, possano allungare ancora di più la loro precaria condizione di lavoratori. Per molti crescono le difficoltà a mantenere le famiglie, per questo sperano soprattutto i lavoratori che da una decina di anni vivono una gravissima situazione di incertezza, proprio a causa della precarietà.

Sei mesi al lavoro e sei mesi a casa, questa è la fotografia della realtà che accompagna da troppi anni questi lavoratori. Come hanno ribadito, per l’ennesima volta i sindacati, non ci sono più scuse per avviare il processo di stabilizzazione tanto atteso. Tra le ipotesi avanzate ci sarebbe anche la possibilità, che con la nuova struttura della Protezione civile, molti precari possano essere chiamati in servizio. Anche in questo caso l’ultima parola spetta alla giunta regionale.

Elia Sanna

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