Cabras, processione al femminile in onore del santo
di Claudio Zoccheddu
Si è concluso ieri il viaggio di Santu Srabadoeddu Per lui una scorta di centinaia di fedeli di tutte le età
09 settembre 2014
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CABRAS. A piedi nudi attraverso il Sinis. Il viaggio di Santu Srabadoeddu, accompagnato dalla donne scalze vestite con il costume della tradizione cabrarese, è terminato ieri mattina intorno alle dieci.
Il primo e l’ultimo atto della festa dedicata al santo spettano infatti alle donne. Sono loro che aprono la novena nel villaggio e sono sempre loro che chiudono la festa con una processione che ricalca quella degli uomini, eccezion fatta per il passo.
Le scalze di Santu Srabadoeddu camminano e il loro incedere lontano dal grande pubblcio ricorda ai più anziani quando anche la corsa degli uomini era uno spettacolo a cui assistevano solo i cabraresi.
L’intimità della processione di Santu Sarboeddu, però, è destinata a diventare un ricordo proprio per la sua bellezza e per la semplicità di un rito antico e affascinante.
Le donne sfilano in costume, divise in due file ordinate e procedono in direzione di Cabras mentre pregano rivolte al santo bambino, il cui simulacro trasportano in braccio (a turno) esattamente come si fa con un neonato. La processione scorre lentamente sotto il sole del Sinis e, mentre gli abiti splendono illuminati dalla luce del mattino, il caldo inizia a farsi sentire sul cammino delle scalze. Quando le temperature iniziano a salire vertiginosamente, le scalze sono già arrivate a Cabras da un pezzo. L’itinerario della processione, anche dentro il paese, è lo stesso percorso dagli uomini. Anche le donne concludono il loro viaggio dentro la chiesa di Santa Maria Assunta, dove consegnano il simulacro di Santu Srabadoeddu al parroco. Un gesto che chiude la festa di San Salvatore, la più sentita dalla comunità lagunare e una delle più affascinati di tutta l’Isola.
