La Nuova Sardegna

Oristano

Arst, la protesta degli autisti: «Organici ormai all’osso»

di Caterina Cossu

ORISTANO. Numeri, non persone. Si sentono così gli autisti dell’Arst. In provincia, tra tutto il personale dei depositi di Oristano, Bosa, Abbasanta, Laconi e Ales, non si arriva a duecento unità,...

18 agosto 2014
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ORISTANO. Numeri, non persone. Si sentono così gli autisti dell’Arst. In provincia, tra tutto il personale dei depositi di Oristano, Bosa, Abbasanta, Laconi e Ales, non si arriva a duecento unità, compresi meccanici e impiegati degli uffici. Gli autisti dei mezzi urbani e quelli delle tratte extraurbane sono in evidente deficit di organico.

«Siamo noi lo spauracchio e il parafulmine di tutti i disservizi, siamo noi che ci prendiamo le male parole quando il viaggiatore perde una coincidenza perché il suo autobus è in ritardo – raccontano, in cambio dell’anonimato –. Quel che gli utenti non sanno è che più volte abbiamo segnalato i disservizi. Ma dall’alto decidono seduti al tavolino e non possiamo che chiederci se mai abbiano preso uno dei loro stessi mezzi».

I tempi di percorrenza imposti non sono quasi mai sufficienti a garantire puntualità ed efficienza. Un esempio eclatante, che quotidianamente genera malcontento, è la coincidenza a Macomer delle 15.30. Qui arriva il pullman da Sassari e parcheggia, per permettere a chi deve proseguire per Oristano, invece che per Cagliari, di cambiare bus. Operazione che, secondo l’azienda, dovrebbe essere fatta in un minuto, una richiesta umanamente impossibile.

Il lavoro, poi, è di quelli considerati usuranti. «L’azienda ci ha sempre trovato una sistemazione alternativa, con una decurtazione dello stipendio, quando le visite dicono che non possiamo più viaggiare. Ma l’obbligo non c’è e ora viviamo nell’angoscia che non ci verranno più incontro». Le sei ore e mezza di strada da contratto vengono fatte con intervalli anche di 5 ore buche tra un viaggio e l’altro, e possono aumentare fino a 10 totali. La settimana lavorativa per gli autisti è di 6 giorni, più le domeniche che con la carenza di personale possono essere assegnate anche per otto settimane di fila.

«Un dramma per la vita personale, con l’azzeramento dei rapporti sociali e familiari», dicono. L’estate ha aperto la voragine del problema ferie. «Attualmente nessuno può avere risposte certe. L’Arst, non potendo assumere, è costretta a bloccare gli extra ai sei gruppi scaglionati di ferie prestabilite». E qualcuno, non potendo riuscire a vedere riconosciuto il diritto al riposo in altra maniera, utilizza l’arma della legge 104, più raramente la malattia ma questo va a gravare sugli altri colleghi. Ci sono poi gli aspetti economici. Stipendi medi da 1.300 euro di base e per la prima volta nella storia dell’azienda, lo stipendio di giugno è arrivato in ritardo di ben una settimana. Un errore non voluto, ma in tempi di crisi non certo piacevole.

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