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Oristano

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Colpì per sbaglio il compagno, un anno e 8 mesi a cacciatore

Colpì per sbaglio il compagno, un anno e 8 mesi a cacciatore

SAN VERO MILIS. Fu imprudenza e quindi colpa. Lo sparo mortale, per quanto non certo voluto fosse il bersaglio a cui fu rivolto, costa al cacciatore Albino Lotta (69 anni) la condanna a un anno e...

18 luglio 2014
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SAN VERO MILIS. Fu imprudenza e quindi colpa. Lo sparo mortale, per quanto non certo voluto fosse il bersaglio a cui fu rivolto, costa al cacciatore Albino Lotta (69 anni) la condanna a un anno e otto mesi. I suoi avvocati Antonella Piredda e Pasquale Ramazzotti hanno provato sino all’ultimo a convincere il giudice monocratico Anna Rita Murgia dell’innocenza del loro assistito, ma dopo le repliche, le controrepliche e la camera di consiglio, la sentenza è addirittura più pesante rispetto alla richiesta di condanna del pubblico ministero Daniela Caddeo.

Quest’ultima aveva sollecitato una pena di un anno e quattro mesi, invece il giudice è andato oltre salendo sino a un anno e otto mesi. La sentenza conferma le ipotesi dell’accusa e degli avvocati di parte civile, Antonio Tola e Mario Gusi, sull’incidente avvenuto durante una battuta di caccia in cui perse la vita Mario Puliga.

I due sanveresi furono protagonisti, in maniera differente, del tragico episodio avvenuto sui pendii di San Leonardo, nella strada che porta a Cuglieri. Tre colpi, due dei quali partiti dal fucile di Albino Lotta, vennero sparati nel momento in cui vicino a Mario Puliga passava un cinghiale. Anziché colpire l’animale, i proiettili centrarono il compagno di caccia. Proprio la comparazione delle cartucce aveva portato all’individuazione dello sparatore, anche se la difesa ha sostenuto che indagini e processo non abbiano chiarito quale fosse l’arma da cui partì il colpo. E anche sull’attribuzione delle colpe si è dibattuto a lungo. Alla fine, sulla base delle perizie balistiche e delle testimonianze, ha prevalso l’ipotesi che Albino Lotta non avrebbe dovuto sparare considerando la posizione in cui si trovava, con la boscaglia che impediva la vista ad ampio raggio, gli ordini del capocaccia che non sarebbero stati rispettati e la vicinanza con la strada. Fu quindi un’imprudenza, una colpa che per il giudice va condannata. Il giudice ha anche stabilito la provvisionale da 40mila euro per il risarcimento alla moglie e da 20mila euro per ciascuno dei due figli. (e.c.)

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