La Nuova Sardegna

Oristano

Campagna agnelli compromessa È l’effetto della Blue tongue

di Maria Antonietta Cossu

Sedilo, saranno venduti 3mila capi in meno rispetto al 2012: nell’isola flessione a quota meno 40mila Alla febbre catarrale si aggiunge la concorrenza delle carni di Grecia, Romania e Macedonia

20 dicembre 2013
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SEDILO. Per il cenone di Natale gli allevatori sardi si preparano a ingoiare bocconi amari a causa della Lingua blu. Nell’Oristanese il numero degli ovini uccisi dal morbo sfiora quota 27mila, un bilancio che riflette un altro dato negativo: la flessione delle vendite degli agnelli destinati al mercato regionale e della Penisola. La commercializzazione è appena entrata nel vivo ma da una prima proiezione si stima che solo a causa della Blue tongue saranno smerciati 40mila capi in meno dei 500mila mediamente venduti. La malattia, comunque, è in fase di regressione. Da metà novembre non si registrano nuovi casi anche se resta attivo il 98% dei focolai, con appena 24 epicentri estinti sui 1227 allevamenti interessati dall’infezione. La morìa delle pecore infette, i decessi post parto dei capi adulti già debilitati dalla malattia, gli aborti e il calo della produzione del latte provocati dalla febbre catarrale si traducono in un danno economico tutt’altro che trascurabile per i pastori, che lamentano un calo delle nascite del 15-20%. Il raggio di curvatura è ancora più ampio se messo in relazione al volume di vendite, che hanno subito una contrazione del 30-40%. Su questo fenomeno non ha inciso solo l’epidemia ma anche le nascite tardive dovute all’andamento climatico della scorsa primavera (il periodo della fecondazione), eccessivamente fredda e piovosa. Dulcis in fundo, pesa il problema della contraffazione e più in generale della concorrenza delle produzioni estere. «Le carni provenienti da Grecia, Romania e Macedonia vengono immesse sul nostro mercato a prezzi inferiori e contro questo tipo di concorrenza la tracciabilità non funziona» denuncia Bachisio Medde, responsabile del Servizio territoriale della Coldiretti. «L’Unione europea usa due pesi e due misure», rincara Medde, «Le produzioni nostrane destinate all’export sono controllate e certificate, mentre in Sardegna può entrare di tutto». Questa dicotomia rende la produzione interna meno competitiva sul piano economico. «Le carni locali, con o senza marchio Igp» spiega, «A peso vivo vengono pagate in media 4,50 euro al chilo contro i 4,10 dell’agnello d’importazione. È chiaro che non possiamo competere, potremmo farlo solo se le regole sulla tracciabilità fossero uguali per tutti». L’economia rurale di Sedilo è tra le più colpite: quest’anno saranno venduti 3.000 agnelli in meno rispetto ai 12mila di un anno fa. Per evitare di compromettere la produzione della prossima primavera sarà fondamentale portare tempestivamente a termine la campagna di vaccinazione. Nell’Oristanese le 50mila dosi disponibili contro il sierotipo 1 sono state sufficienti per immunizzare 25mila pecore, ma per proteggere l’intero patrimonio ovino servono 1.040.000 dosi: «Siamo in attesa delle nuove forniture e auspichiamo che la Regione tenga fede alle promesse e metta l’Asl in grado di avviare le vaccinazioni tra gennaio e febbraio», dice Antonio Montisci, responsabile del servizio provinciale Salute animale. La profilassi riguarderà anche gli allevamenti bovini (126mila le dosi previste), che a causa del precedente blocco della movimentazione hanno subìto ingenti perdite economiche. «Si tratta di un danno per il quale non sono previsti indennizzi», fa notare Montisci alzando il velo su un problema sottovalutato dalla politica.

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