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san vero milis

Al lavoro per scoprire i segreti di S’Urachi

Al lavoro per scoprire i segreti di S’Urachi

Una nuova campagna di scavi coinvolge anche archeologi e geologi di tutta l’Europa

15 luglio 2013
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SAN VERO MILIS. Non è stato lo schiaffo di Poseidone ad abbattere l’imponente complesso nuragico di S’Urachi, e di molti altri, come affermato da Sergio Frau nel libro Le colonne d’Ercole. Le cause sono molto più semplici, e tutte dovute al tempo e all’incuria dell’uomo. Alfonso Stiglitz, archeologo del Comune, direttore scientifico, insieme all’archeologo Peter Van Dommelen, della nuova campagna di scavi iniziata ai primi di luglio, è soddisfatto di come stanno procedendo i lavori.

Andrea Roppa, direttore degli scavi insieme allo spagnolo Carlos Gomez, procede alle verifiche stratigrafiche su un’area che è già stata oggetto di scavi anni fa e «I risultati – dice – stanno cominciando a vedersi». Il nuovo progetto, che prevede indagini nel sito un mese all’anno per tre anni, ha già portato alla luce una serie interessante di reperti di epoca punica. Ma, finora, il ritrovamento più interessante riguarda il basamento di un focolare per la cottura del pane, di cui si è conservata parte della parete.

«Il sito – dice Stiglitz – è stato indagato da Giovanni Lilliu nel 1948, e ha portato alla luce reperti molto importanti. Questa nuova campagna di scavi, finanziata dalla Brown University di Providence (Stati uniti) e dal Comune, conta su un team di studiosi provenienti da Cagliari, Sassari, Valencia (Spagna), Leicester (Inghilterra) Leiden (Olanda), Glasgow (Scozia) e Bruxelles, il tutto sotto la supervisione della soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano. Il gruppo di lavoro, composto da archeologi e geologi, è all’inizio «Ma i risultati – dice Van Dommelen – sono incoraggianti. Man mano che procediamo emergono reperti molto interessanti, che stiamo selezionando e catalogando».

Il sito di s’Urachi si estende per circa dodici ettari che, secondo il progetto predisposto da Stiglitz approvato dall’amministrazione, dovrebbe diventare un parco archeologico. Purtroppo, ormai è un ritornello sentito fino alla nausea, mancano i soldi per renderlo fruibile. Il complesso potrebbe essere quadrilobato, quindi con quindici torri, «Ma non è da escludere che potesse essere polilobato – precisa Stiglitz –. Se così fosse, le torri sarebbero sedici. Per ora non abbiamo ancora trovato quest’ultima, ma non vuol dire che non ci sia». Il sindaco Flavia Adelia Murru osserva con soddisfazione le attività di scavo e si lascia sfuggire un commento caustico verso le istituzioni: «Per fortuna, e grazie all’impegno di Alfonso Stiglitz, dove manca l’interesse delle nostre istituzioni arrivano le risorse da parte degli enti esterni».

Piero Marongiu

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