La Nuova Sardegna

Oristano

Ancora una morìa di pesci nel canale di Mar’e Foghe

di Claudio Zoccheddu
Ancora una morìa di pesci nel canale di Mar’e Foghe

Riola Sardo. Muggini, carpe e tinche impigliati sotto il groviglio di giacinti d’acqua L’ira del sindaco: «Abbattere lo sbarramento che blocca il deflusso nello stagno»

28 dicembre 2012
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RIOLA SARDO. La storia si ripete, con impressionante puntualità. L’infestazione dei giacinti d’acqua ha provocato una piccola morìa di pesci lungo il corso del rio Mar’e Foghe, il canale irriguo che da ormai tre anni ospita le indesiderate piantine tropicali. Muggini, carpe e tinche sono venuti a galla nei giorni scorsi e sono rimasti sulle sponde del rio per tutto il ponte natalizio, senza che nessuno si accorgesse di niente. Ieri, però, l’odore ha iniziato a farsi pungente già a diversi metri dal canale. Un olezzo che proveniva proprio dal corso d'acqua. Probabilmente, solo alcuni pesci sono riusciti a raggiungere la riva con le branchie spalancate alla ricerca di ossigeno. Molti potrebbero essere rimasti impigliati sotto l’inestricabile groviglio di giacinti d’acqua che occupa gran parte delle superficie del Mar’e Foghe, soprattutto nel tratto compreso tra Zeddiani e Riola Sardo. Le piante, infatti, oltre che ostruire la corrente del canale e il regolare deflusso delle acque, consumano grandi quantità d’ossigeno. Ovviamente, chi paga le conseguenze della scarsità d’ossigeno è la fauna acquatica che popola il corso del canale e che ha iniziato ad issare bandiera bianca davanti all’invadenza del giacinto d’acqua. Inoltre, non è la prima volta che il rio Mar’e Foghe si trasforma nel teatro di piccole ma significative morie di pesce. Le colpe non possono che essere imputate alla presenza del giacinto d’acqua. Eppure, da Riola Sardo tuonano contro le istituzioni. In prima linea c’è il sindaco, Ivo Zoncu: «Credo che sia arrivata l’ora di fare le persone serie», attacca, «i problemi del rio Mar’e Foghe sono sotto gli occhi di tutti, eppure molti continuano a far finta di niente». Zoncu si riferisce soprattutto allo sbarramento che impedisce al canale di sfociare all’interno dello stagno di Cabras: «Il problema è tutto là, una volta abbattuto lo sbarramento avremo risolto anche la questione dei giacinti d’acqua che non dovrebbero resistere all’acqua salmastra dello stagno». I pareri degli esperti, però, non danno ragione al sindaco: «L’università di Sassari ha proposto di sostituire lo sbarramento con una sorta di tacco, in modo che l’acqua defluisca con maggiore difficoltà. Ovviamente, non sono d’accordo e credo che la situazione assurda che da anni interessa il nostro canale non possa che dare ragione alle mie parole”. Ora non resta che valutare l’entità della moria, l’ultimo episodio di una saga infinita.

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