La Nuova Sardegna

Oristano

Il giacinto d’acqua killer sospetto della West Nile

di Claudio Zoccheddu
Il giacinto d’acqua killer sospetto della West Nile

Ipotesi di legame tra le vittime e la diffusione della pianta Ma non ci sono prove. L’entomologo: una tesi affascinante

19 aprile 2012
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RIOLA SARDO. Incredibili coincidenze o assurda realtà? La popolazione ha già emesso il suo verdetto: il giacinto d’acqua e la febbre del Nilo sarebbero collegati tra loro. L’intelligence riolese, però, non allega nessuna prova a un’affermazione che, se confermata, spalancherebbe le porte a scenari inimmaginabili durante la campagna di bonifica del rio Mar’e foghe, il canale infestato dalle piantine galleggianti. E anche in quelli decisamente più preoccupanti causati da uno spaventoso bilancio di decessi concentrato in pochi mesi: diciotto cavalli morti e, soprattutto, quattro vite umane consumate dalla febbre.

Per ora sono solo ipotesi, discorsi nati dopo che qualcuno ha rapportato le vittime della West Nile Disease con la presenza dei giacinti d’acqua. In effetti, la geografia delle morti provocate dal virus combacia con quella delle zone infestate dal giacinto. Le vittime accertate della febbre del Nilo hanno vissuto, o trascorso dei periodi di vacanza, nelle vicinanze del rio Mar’e foghe. Stesso discorso per gli animali morti per colpa della malattia, compresi quelli deceduti nella zona a sud di Oristano, tra Arborea e San Nicolò d’Arcidano, dove l’infestazione dei giacinti d’acqua non ha raggiunto le dimensioni di quella del canale che bagna Riola Sardo, Baratili San Pietro, Tramatza e San Vero Milis, ma ha comunque preoccupato autorità e istituzioni.

Tra i vettori della febbre del Nilo occidentale, infatti, ci sono due tipi di zanzare: la Aedes albopictus (meglio conosciuta come zanzara tigre) e la zanzara Culex.

Si tratta di insetti tipici delle zone tropicali che hanno trovato casa, ad esempio, a Panama dove sono presenti ben 88 specie di zanzara Culex e dove la zanzara tigre, nel 2007, ha letteralmente decimato la popolazione dell’entroterra trasmettendo un virus simile a quello della West Nile Disease.

Le maggiori concentrazioni delle specie di zanzare sono segnalate nelle zone più umide dello stato centroamericano, soprattutto vicino alla città di Changuinola, a pochi passi dal parco Sad sak pond che è attraversato da canali letteralmente ricoperti da giacinti d’acqua.

Carlo Contini, luminare cagliaritano nel campo dell’entomologia lascia uno spiraglio per la teoria elaborata sulle sponde del rio Mar’e foghe: «L’ipotesi è affascinante, ma è difficile affermare con certezza se ci possa essere un legame tra il virus della febbre del Nilo e i giacinti - ha detto l’entomologo -. Certo è che con le conoscenze a nostra disposizione non me la sento di escludere una simile possibilità. In effetti le foglie del giacinto d’acqua potrebbero trasformarsi nell’habitat ideale per insetti come le zanzare tigre mentre la culex non ha di questi problemi, è una specie che si ambienta molto più facilmente».

Ottenere risposte certe è quasi impossibile anche perché, nonostante il clamore causato dalle morti per febbre del Nilo, i fondi investiti dalla Regione per lo studio dei vettori del virus non sono stati sufficienti a chiarire quale tra le 34 specie di zanzare presenti in Sardegna sia la più attrezzata per il trasporto della malattia. La zanzare tigre e la culex sono tra le maggiori indiziate e le prove di una possibile connivenza con il giacinto d’acqua sono a disposizione di tutti.

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