La Nuova Sardegna

Olbia

interrogati i 13 indagati 

Prostituzione dall’est il silenzio della gang davanti al giudice

Prostituzione dall’est il silenzio della gang davanti al giudice

TEMPIO. Si sono svolti ieri a Tempio, tra il carcere di Nuchis e l’ufficio del gip Elisabetta Carta, gli interrogatori di garanzia di buona parte delle 13 persone finite in carcere o all’obbligo di...

17 giugno 2017
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TEMPIO. Si sono svolti ieri a Tempio, tra il carcere di Nuchis e l’ufficio del gip Elisabetta Carta, gli interrogatori di garanzia di buona parte delle 13 persone finite in carcere o all’obbligo di firma nell’ambito dell’operazione “Jesabel”. Gli indagati, gran parte di origine romena e diversi sardi, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

L’indagine, che riguarda una associazione per delinquere finalizzata alla tratta delle bianche (una quarantina di ragazze dell’Est europeo), al favoreggiamento della prostituzione e allo spaccio di droga, venne avviata oltre un anno fa dal sostituto procuratore della Repubblica Angelo Beccu e si è conclusa nei giorni scorsi con l’arresto di Mauro Angius, 58 anni di Cagliari, Elios Serra, 27 di Sassari, Vasile Viorel Nicolae e Niculina Ursulescu, una coppia di romeni di 31 e 32 anni, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione.

All’obbligo di presentazione sono stati invece sottoposti Biagio Marginescu, 26 anni di Sassari, Ionut Trana e Madalina Maria Gruinea, di 34 e 23 anni originari della Romania, così come Georgica Dinu, 47enne e Florin Zainea, molti dei quali assistiti dall’avvocato Rosa Cocco. All’appello mancano sempre i due presunti capi dell’organizzazione criminale, una coppia di giovanissimi romeni che gestiva la “rete isolana” della prostituzione che utilizzava cinque appartamenti tra Olbia, Sassari, Pirri e Selargius dove far “lavorare” le ragazze. Diverse delle quali, stando all’inchiesta portata avanti dal reparto investigativo dei carabinieri del gruppo provinciale di Sassari, facevano uso di droghe e alcol per abbattere i freni inibitori ed essere più carine con i clienti. Una organizzazione che utilizzata i social per incrementare gli affari pubblicando online, su alcuni siti dedicati, le foto delle ragazze e le loro tariffe.

Il giro d’affari quantificato dagli inquirenti superebbe i 250mila euro all’anno, che venivano intascati dai capi dell’organizzazione che, stando all’inchiesta, avrebbe ramificazioni e collegamenti con analoghi giri di prostituzione operanti in Italia e nei paesi europei.



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