La Nuova Sardegna

Olbia

Quegli antifascisti picchiati e offesi per amore di libertà

di Dario Budroni
Quegli antifascisti picchiati e offesi per amore di libertà

Cerimonia della Liberazione ma senza il canto di “Bella ciao” 25 Aprile tra i ricordi di tante personalità colpite dal regime

26 aprile 2017
3 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. Li prendevano e li massacravano di botte. Li obbligavano pure a scolarsi una bottiglietta di olio di ricino, in piazza Regina Margherita, davanti a una folla che il più delle volte rideva e applaudiva. Anche gli antifascisti olbiesi hanno avuto la sfortuna di conoscere la gogna e il manganello. Ma tra loro c’è chi ha resistito per vent’anni. E qualcuno, appena avuta la possibilità, è pure andato a combattere la Resistenza. Uno di loro è addirittura morto, crivellato di colpi a soli 19 anni, poco lontano da Gorizia. «Festeggiare il 25 aprile significa ricordare anche questi personaggi olbiesi, che con coraggio si sono opposti al fascismo sognando una società libera e democratica», commenta Domenico Piccinnu, presidente dell’Anpi gallurese.

Purghe e pestaggi. Olbia ha sempre avuto una forte componente socialista. «Così i fascisti, per dare una lezione agli antifascisti olbiesi, spesso arrivavano dal “Continente”», racconta Piccinnu. Una mattina del 1922 sono sbarcati in 200. Ad avere la peggio, ovviamente, gli antifascisti più noti. Presi e portati in piazza, mezzi nudi, pestati e obbligati a bere l’olio di ricino. Cose capitate al medico Achille Bardanzellu e al cavaliere Giovanni Brigaglia. E anche ad Antonio Sotgiu, sindaco socialista dal 1906 al 1910. Si dice che, durante la purga, con aria di sfida abbia detto: «Le idee non si cacano mica». Tra i perseguitati dal regime anche Alessandro Nanni, socialista. I fascisti lo odiavano talmente tanto da cantare: «Con la barba di Nanni farem gli spazzolini, per lucidar le scarpe a Benito Mussolini». Una volta liberata l’Italia, Nanni è diventato sindaco.

La resistenza. La guerra antifascista si è combattuta soprattutto nel centro-nord. Ma non sono mancati gli olbiesi che hanno lottato armi in pugno. Mario Farina, a cui è stata dedicata una via, è morto a 19 anni in Friuli. Faceva parte dei Gruppi d’azione patriottici ed è stato ucciso dal fuoco nazista, dopo un’importante azione di sabotaggio. Un altro partigiano olbiese si chiamava Stefano Porcheddu, detto «Monello», dopo tra i fondatori del Pci di Olbia. Poi anche Vincenzo Giovannelli, padre dell’ex sindaco Gianni, che ha combattuto nella brigata Osoppo.

La cerimonia. Ieri mattina, come ogni 25 aprile, si è svolta la cerimonia della festa della Liberazione davanti al monumento dei caduti. Una commemorazione quasi anomala rispetto al resto dell’Italia. Niente Bella ciao, bensì una messa. Presenti le associazioni combattentistiche, l’Anpi, la banda Mibelli, mezza giunta comunale e l’assessore regionale Pierluigi Caria. Poco lontano un banchetto della Cgil. Il sindaco Settimo Nizzi ha detto: «È sempre importante festeggiare la libertà, la pace e la democrazia». La cerimonia, infine, ha rischiato di essere disturbata dal passaggio di un motoraduno. Ma il comandante dei carabinieri, Alberto Cicognani, ha convinto i centauri a cambiare strada per non coprire la messa con il rombo dei motori.

In Primo Piano
La grande sete

Siccità, è emergenza totale. Ambrogio Guiso: «Prepariamoci alle autobotti»

di Paolo Ardovino

La grande sete

Allarme siccità in Sardegna, la situazione del Flumendosa è disastrosa: le immagini sono impressionanti

Le nostre iniziative