La Nuova Sardegna

Olbia

Fallisce la Sviluppo Olbia il Geovillage resta aperto

La decisione del tribunale colpisce la società proprietaria del mega resort L’attività va avanti con la Real Effegi. Gavino Docche: «Noi non ci arrendiamo»

01 dicembre 2016
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OLBIA. Il tribunale di Tempio ha dichiarato fallita la società Sviluppo Olbia spa, presieduta da Gavino Docche, proprietaria del Geovillage. Ma il resort non chiude proprio, anzi la sua attività va avanti. Il fallimento non rappresenta dunque la fine del progetto del Geovillage, che si estende su 40mila metri quadri nella zona industriale di Olbia, un'idea di Docche che si è scontrata con un grosso problema dopo la gestione andata male di uno degli alberghi che sorgono dentro il recinto del resort. Il fallimento della Sviluppo Olbia si è arrivati dopo che, attraverso un concordato preventivo, si è andati avanti con le aste giudiziarie per trovare un acquirente della mega strutture il cui costo di base è di 50 milioni di euro. La domanda di nuovo concordato è stata dichiarata inammissibile dal tribunale in composizione collegiale (presidente Gemma Cucca). In questi tre anni, da quando è iniziato il primo concordat, il Geovillage ha continuato a lavorare, grazie alle due strutture alberghiere, agli impianti sportivi (calcio, calcetto, tennis, nuoto) e alla Spa. A gestire il tutto la Real Effegi srl, il cui presidente è Fabio, figlio di Gavino Docche. E la mission del curatore fallimentare, (il commercialista tempiese Gian Carlo Fenu) sarà proprio quella di continuare a far funzionare la struttura, attraverso l'attuale gestione è facile intuire. Il Geovillage si trova infatti con le strutture aperte tutto l'anno a dar lavoro in inverno a 130 persone e in estate a 250 persone mentre nel progetto di pianificazione del Consorzio industriale, ha anche la possibilità di aggiungere nuove cubature al patrimonio già esistente.

«La famiglia Docche non si arrende – dice Gavino Docche, il capo famiglia che nel 2002 aveva lanciato l’idea, e poi avviato il progetto del Geovillage –. E’ chiaro che solo portando avanti l’attività, che in questi anni ha ottenuto risultati economici ottimi, si salvaguardia il valore della struttura e dunque gli interessi dei creditori. Noi insomma vogliamo che questo sogno vada avanti e che non siano gli avvoltoi a prevalere».

Ora ci sono 30 giorni di tempo per un eventuale appello. Che potrebbero essere i creditori a ad avanzare. Il debito attualmente si aggira intorno ai 60 milioni di euro e le aste bandite in questi anni sono andate sempre deserte. (en.g.)

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