La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, scheletro di duemila anni affiora in via D’Annunzio

di Dario Budroni
Olbia, gli scavi di via D'Annunzio
Olbia, gli scavi di via D'Annunzio

Tomba di epoca romana scoperta in mattinata durante i lavori per la rete del gas. L’area della basilica di San Simplicio è una necropoli, nel 2011 i primi ritrovamenti

25 ottobre 2016
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OLBIA. Ragazzini appena usciti dalla scuola, due giovani turisti francesi, poi qualche abitante della zona. Guardano tutti dentro una buca. Piegata sulle ginocchia c'è un’archeologa che libera dalla terra uno scheletro di duemila anni fa. Scene comuni per una città come Olbia ma comunque di grande effetto. Sotto l'asfalto di via D'Annunzio, proprio davanti alla basilica di San Simplicio, ieri mattina è spuntata fuori una tomba romana, di età imperiale. Una delle tante sepolture della mega necropoli che in antichità circondava buona parte della città. Si tratta di una tomba alla cappuccina, del secondo o del terzo secolo dopo Cristo, ed è stata scoperta durante i lavori della rete del gas. Considerata la zona, non è da escludere che nei prossimi giorni vengano ritrovati i resti di altre sepolture. Nel 2011, durante i lavori per la realizzazione di piazza San Simplicio, vennero rinvenute ben 450 tombe, più la rampa di accesso al tempio di Cerere.

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La scoperta. Che laggiù ci fosse una tomba lo si era capito la scorsa settimana. Così ieri mattina è partito il piccolo scavo. L'archeologa Letizia Fraschini ha tolto le tegole che coprivano il defunto e ripulito lo scheletro con cazzuola e pennello. Accanto ai resti dell'antico olbiese, un individuo adulto, sono stati trovati i frammenti di alcuni porta unguenti di vetro. Sul posto anche l'archeologo Rubens D'Oriano, il responsabile della Soprintendenza, sicuramente non stupito dal ritrovamento. «È una tomba alla cappuccina, del secondo o terzo secolo dopo Cristo, comunque molto normale - spiega D'Oriano -. Sono stati trovati anche tre porta unguenti di vetro». Le persona trovata sepolta sotto l'asfalto di via D'Annunzio non faceva parte della classe agiata dell'Olbia romana. «La tipologia della tomba dice che il defunto è di un livello medio-basso - continua il responsabile della Soprintendenza -. Le tombe alla cappuccina sono quelle che ritroviamo con più frequenza». I resti verranno conservati in un magazzino.

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La necropoli. La tomba scoperta ieri non si trovava lì per caso. La zona al di là della cinta muraria della città antica, infatti, era una immensa necropoli, nata già in epoca cartaginese. «Era tutta una necropoli e non esiste una separazione - spiega D'Oriano -. Al massimo possiamo parlare di necropoli settentrionale e meridionale. Questa è quella settentrionale, che occupa anche la collina di San Simplicio». I ritrovamenti di tombe, soprattutto nella zona compresa tra San Simplicio e via Mameli, negli anni sono stati tantissimi. Ormai è un luogo comune: «Quando si scava, a Olbia si trova sempre qualcosa». È la verità. Solo lo scorso luglio, in via Mameli, è stata per esempio trovata un'urna cineraria romana, età repubblicana. Nell'aprile del 2015, invece, un'altra scoperta, nella vicina via Tavolara. L'asfalto si era aperto all'improvviso. Dal profondo della terra era comparsa una tomba punica.

Il tesoro di San Simplicio. Il ritrovamento più importante è quello del 2011. Mentre veniva realizzata piazza San Simplicio, spuntarono 450 tombe, più la rampa di accesso al tempio di Cerere, due pozzi e una fornace medievale. Gli antichi olbiesi avevano sempre prestato una certa attenzione alla collinetta di San Simplicio, un tempo fuori le mura. Qui, probabilmente, esisteva un tempio già in epoca fenicia e greca. Un luogo di culto esisteva anche durante i periodi punico e romano, quando attorno al tempio dedicato a Cerere si affollavano centinaia di tombe. Con il diffondersi del cristianesimo, al culto di Cerere si sostituì quello del martire Simplicio. Ed è così che in età giudicale, sui resti dell'antico tempio, venne costruita l'attuale basilica.

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