La Nuova Sardegna

Olbia

Terzo disastro in 5 anni incubo infinito per i Fiori

di Walkiria Baldinelli
Terzo disastro in 5 anni incubo infinito per i Fiori

Arzachena, ancora alluvionata la famiglia con la casa vicino alla circonvallazione Il Rio San Giovanni esonda e risolleva la polemica: quel ponte funziona da tappo

06 ottobre 2015
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ARZACHENA. Rivive con rassegnazione e rabbia l'incubo dell'alluvione, la terza negli ultimi cinque anni. Giovanna Casu abita con il marito Lorenzo Fiori e il figlio Francesco a Lu Mulinu, una delle zone più colpite dal ciclone Mediterraneo, poco distante dal ponte della circonvallazione. Ovvero in una zona che dal 2011 risulta inserita tra quelle a rischio idrogeologico secondo il piano elaborato dal Comune smeraldino. Sott, infatti, scorre il San Giovanni, il fiume esondato giovedì pomeriggio, che lambisce la periferia del paese e sfocia nel golfo di Arzachena.

La donna, aiutata da parenti e amici, passa le giornate a recuperare e a pulire dal fango mobili e arredi. «Eravamo preparati, ma non ci aspettavamo che la furia dell'acqua tornasse a invadere la nostra casa – racconta Giovanna Casu –. Dopo il passaggio del ciclone Cleopatra, due anni fa, avevamo coperto la veranda, il doppio ingresso ha fatto da barriera: infatti è entrata meno acqua. Anche stavolta l'incubo è iniziato alle 17.30, la stessa ora di due anni fa. Rispetto ad allora per fortuna l'acqua non ha raggiunto il livello di 180 centimetri. Alle 8.30 del 2011 in casa c'era più di mezzo metro d'acqua».

Giovedì pomeriggio un'onda eccezionale ha saltato il ponte della circonvallazione, ma anziché riversarsi lungo l'alveo del fiume è rimbalzata sul terreno in cui vivono le famiglie Casu, Canu e Codina. «Ho solo questa casa, dove ce ne andiamo a vivere? Il Comune – polemizza la donna – diciotto anni fa non avrebbe dovuto realizzare in questo punto il ponte sulla circonvallazione. C'era già la nostra casa, costruita in base alla legge: a 300 metri dal fiume e a 30 dalla strada. Questo ponte è stato costruito male, ogni volta fa da tappo. La struttura va adeguata alle nuove portate dei flussi d'acqua».

La famiglia Fiori, l'unica ancora sfollata, da alcuni giorni alloggia in una struttura comunale, gestita dalla cooperativa Passepartout. Resterà qui per diverse settimane. Già in passato aveva ricevuto aiuti e contributi dal Comune per riacquistare gli elettrodomestici distrutti nella precedente alluvione. «La nostra casa è in mezzo a due corsi d'acqua, davanti scorre il San Giovanni, poco distante quello nella zona del Vecchio Mulinu. Viviamo nell'appartamento al piano terra dagli anni 80, il ponte è stato costruito nel 1997 – ribadisce con fermezza Giovanna Casu –. Pago le tasse, è giusto che in un modo o nell'altro risolvano la mia situazione».

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